NÉ CASTELLI NÉ CORONE: RIBELLI IN FIAMME AI MARGINI DI WESTEROS

NICOLÁS SALVI

“È quello che siamo: spettri. Nascosti nell’oscurità. Non potete vederci, ma noi vediamo voi. Non importa che cappa indossiate: Lannister, Stark, Baratheon. Vi approfittate dei deboli. La Fratellanza senza Vessilli vi darà la caccia” (Beric Dondarrion a Sandor Clegane)

1. Uno degli aspetti forse meno noti ai cultori de Il Trono delle Spade è la Fratellanza senza Vessilli. Lontano dai complotti politici di corte, questo gruppo sfida sia le dinamiche feudali di Westeros, sia i modelli tradizionali di “fare politica” nell’universo creato da George R. R. Martin. In un mondo dominato da alleanze tra casate nobiliari, lealtà imposte dal lignaggio e scontri tra grandi schiere di uomini sotto le bandiere dei loro signori, la Fratellanza emerge come una guerriglia decentralizzata con una missione singolare: proteggere gli innocenti e cercare giustizia per i più oppressi.

La Fratellanza senza Vessilli nasce nel preludio alla Guerra dei Cinque Re, il periodo di maggior agitazione politica nel Continente Occidentale dopo la caduta dei Targaryen. Durante questo periodo, Eddard Stark, Primo Cavaliere del Re Robert Baratheon, riceve la notizia allarmante che il temibile cavaliere Gregor “La Montagna” Clegane sta conducendo incursioni nelle Terre dei Fiumi, saccheggiando villaggi e commettendo atrocità contro gli abitanti. Queste azioni non sono casuali: la Montagna agisce per ordine di Tywin Lannister, patriarca della Casa Lannister, in risposta alla cattura di suo figlio Tyrion.

Il giovane Lannister era stato arrestato da Catelyn Stark, moglie di Eddard e figlia del Signore delle Terre dei Fiumi, che lo accusava di un attentato contro la vita di suo figlio Bran. Per fermare i massacri indiscriminati e portare Gregor davanti alla giustizia, Eddard organizza una spedizione militare guidata da Ser Beric Dondarrion, un giovane cavaliere di una Casa minore, e Thoros di Myr, un sacerdote straniero del dio R’hllor (noto anche come il Signore della Luce o il Dio Rosso), un’esotica religione monoteista che venera il fuoco come simbolo di vita e giustizia.

Il gruppo, composto da circa 100 uomini, marcia verso le Terre dei Fiumi con l’intento di fermare la Montagna, ma viene intercettato di sorpresa e deve affrontare le forze superiori di Clegane. In questa battaglia il gruppo viene sconfitto, e molti dei suoi membri uccisi, incluso lo stesso Dondarrion. Tuttavia, Thoros, compiendo una sorta di atto di estrema fede (il cosiddetto ultimo bacio), resuscita involontariamente Beric, segnando l’inizio di un profondo cambiamento nella missione e nell’identità del gruppo e dei suoi membri.

Nel frattempo, la situazione nella capitale, Approdo del Re, si deteriora rapidamente. Eddard Stark, scoprendo una cospirazione sulla legittimità dell’erede al trono (a causa di relazioni incestuose), accusa pubblicamente la regina Cersei Lannister e i suoi figli di non avere diritto al trono. Questa accusa gli costa cara: viene arrestato per tradimento e giustiziato per ordine del nuovo re, Joffrey Baratheon. Con l’esecuzione di Eddard, il regno entra nella Guerra dei Cinque Re, che dà inizio al conflitto centrale di Game of Thrones, ancora irrisolto nei libri di Martin.

Senza Eddard come sostegno, nessuna autorità a cui rispondere e con una guerra fratricida in corso, i sopravvissuti della spedizione di Dondarrion rimangono senza uno scopo ufficiale e una fazione da servire. Di fronte a questo vuoto, e profondamente colpiti dalle atrocità perpetrate da tutti gli eserciti incontrati nel loro cammino, decidono di non tornare alle loro case. Si riorganizzano e adottano una nuova identità: la Fratellanza senza Vessilli. Invece di dissolversi, si reinventano: abbandonano le loro lealtà alle casate nobiliari e adottano una causa propria, diventando una forza indipendente che opera ai margini del sistema feudale.

Durante la guerra, la Fratellanza cresce, incorporando nuovi membri, inclusi disertori degli eserciti nobiliari che trovano in questa causa uno scopo più alto rispetto alla lotta per il potere delle élite. Guidati dalla fede nel Signore della Luce e dal simbolico comando di Beric, la Fratellanza si trasforma in un movimento che sfida il sistema politico dei Sette Regni, affrontando i rischi e le contraddizioni di operare al di fuori del regime dominante e con l’obiettivo di proteggere i più emarginati.

La Fratellanza è composta da un mix eterogeneo di personaggi, da nobili decaduti a contadini armati e pericolosi galeotti, uniti da un impegno che trascende i vessilli e i titoli, tutti cavalieri allo stesso modo. Sebbene funzionino come un collettivo orizzontale, Beric e Thoros sono al centro del gruppo, sia come leader simbolici che nella pratica. Dondarrion sembra incarnare i valori etico-politici della Fratellanza, avendo rinunciato al suo status nobiliare e messo il suo corpo al servizio della causa, morendo sei o sette volte per poi essere resuscitato dal Signore della Luce attraverso il suo amico sacerdote, guidando la linea di battaglia con la sua spada fiammeggiante. Thoros, da parte sua, porta il fuoco della speranza e un orientamento metafisico verso un bene superiore a quello materiale, compiendo miracoli come messaggero di R’hllor. Tra questi miracoli spiccano le ripetute resurrezioni di Beric, che egli descrive come opere al di là della sua finitudine e mortalità:

“Non sono stato io a riportarlo indietro, mia signora. È stato il Signore. R’hllor ha ancora piani per lui. La vita è calore, e il calore è fuoco, e il fuoco appartiene a Dio, solo a Dio.” (Thoros di Myr racconta la prima resurrezione di Beric ad Arya Stark)

Ciò che la Fratellanza desidera è chiaro, sebbene spesso difficile da raggiungere in un territorio come Westeros: giustizia per gli innocenti. Operano come una guerriglia che protegge i villaggi e redistribuisce le risorse saccheggiate tra i poveri, punendo chi commette atrocità, indipendentemente dal rango o dall’affiliazione in questa guerra oligarchica.

Tuttavia, la loro adesione al culto del Signore della Luce introduce una contraddizione apparente: può una comunità basata sull’autonomia e sull’orizzontalità dipendere da un quadro religioso, che potenzialmente comporta dogmi e una gerarchia, per guidare la propria azione collettiva? Proviamo a delineare alcune risposte alle tensioni che emergono tra fede e principi anarchici in questo esemplare letterario.

2. La Fratellanza si configura come una resistenza unica all’interno della politica di Westeros. Non riconoscono re né rispondono a signori. La loro missione è pienamente sovversiva: sfidare le gerarchie che perpetuano l’oppressione e proteggere gli innocenti intrappolati nei conflitti delle élite.

Tuttavia, è importante notare che si differenziano da altri gruppi dissidenti popolari di Westeros. Dal Popolo Libero oltre la Barriera, poiché tutti i loro membri sono propriamente westerosi e le loro azioni di cambiamento avvengono all’interno del loro stesso contesto sociale, senza un chiaro desiderio di libertà al di fuori dei confini del “mondo civilizzato”; e dalla sovversione religiosa dell’Alto Passero ad Approdo del Re, poiché la loro lotta si svolge in ambienti rurali e di insurrezione, senza tentare di prendere o ristabilire il potere per un’istituzione (come fa il Passero nel suo intento di instaurare una teocrazia verso il Credo Militante della Fede dei Sette).

Operando nelle Terre dei Fiumi, una regione sempre più devastata dalla Guerra dei Cinque Re, la Fratellanza diventa un rifugio per coloro che hanno perso tutto a causa di soldati, banditi e altre forze che si scontrano in questo crocevia continentale. Questo territorio non è casuale: le Terre dei Fiumi rappresentano l’epicentro del conflitto, un luogo in cui le rivalità nobiliari si manifestano sotto forma di saccheggi, distruzione e abusi sistematici nei confronti dei contadini. In questa realtà, la Fratellanza si propone come un’alternativa all’indifferenza e alla crudeltà dei signori verso i contadini, assumendosi il compito di difendere la giustizia materiale alimentata dal rosso fuoco di R’hllor.

Inoltre, il loro carattere di setta religiosa introduce una sfumatura ulteriore. La loro fede nel Signore della Luce non è semplicemente una credenza spirituale, ma una forza che guida la loro azione diretta e rafforza la loro coesione. I miracoli associati a questa fede, come le ripetute resurrezioni di Dondarrion, conferiscono una legittimità morale e soprannaturale alla loro causa. A differenza di altre religioni di Westeros, come la Fede dei Sette o gli Antichi Dei, profondamente intrecciate con le strutture aristocratiche del potere esistente, il culto del Dio Rosso, così come praticato dalla Fratellanza, agisce come una forza dirompente, mettendo in discussione l’autorità terrena e offrendo una fede alternativa flessibile, non burocratizzata e democraticamente accessibile a una forza universale.

La Fratellanza mostra una connessione evidente con vari gruppi del folklore medievale, specialmente con la figura di Robin Hood e la sua banda di fuorilegge. Proprio come il leggendario bandito inglese, la Fratellanza agisce redistribuendo le risorse saccheggiate dai nobili ai più bisognosi e punendo coloro che abusano del loro potere. Robin Hood, come archetipo, incarna la resistenza all’oppressione e la lotta per la giustizia dai margini, temi centrali anche nella narrazione della Fratellanza. Tuttavia, analizzando esempi storici più specifici, emergono casi concreti che ampliano questa comparazione.

Uno di questi esempi sono i Diggers, un gruppo nato durante la Rivoluzione Inglese del XVII secolo. I Diggers rifiutavano la proprietà privata e sostenevano la creazione di comunità agricole basate sulla cooperazione e sull’uguaglianza. Come la Fratellanza, operavano al di fuori delle strutture di potere tradizionali, concentrandosi sulla protezione e sull’emancipazione degli oppressi. Sebbene non avessero un corpo militare, i loro ideali sfidavano sia le norme feudali sia i valori emergenti del capitalismo, affrontando tensioni interne tra i loro principi di orizzontalità e la necessità di un coordinamento organizzativo in un’epoca di transizione.

Un altro esempio rilevante è la Prima Rivolta dei Jacques in Francia, avvenuta nel 1358, una sollevazione contadina sorta in risposta all’oppressione feudale – o di classe – nel contesto della Guerra dei Cent’Anni. I Jacques, come venivano chiamati in modo dispregiativo i contadini, si ribellarono contro i signori feudali a causa del peso sproporzionato delle tasse, delle richieste di lavoro forzato e degli abusi sistematici. Come la Fratellanza, questo movimento aveva un carattere spontaneo e decentralizzato, organizzato intorno alla resistenza dei contadini contro i signori terrieri.

I Jacques operarono principalmente nelle aree rurali, distruggendo castelli e affrontando le élite che simboleggiavano la loro oppressione. Sebbene non avessero un’organizzazione militare formale e una leadership centralizzata, la loro capacità di unirsi per una causa comune li rese una forza potente, anche se effimera. Le loro azioni misero in luce le tensioni tra la plebe e le strutture di potere, rivelando le crepe che avrebbero scatenato future ribellioni contadine (jacqueries).

Entrambi i movimenti, sebbene separati da secoli e contesti storico-geografici molto diversi, pongono una domanda che riguarda anche la Fratellanza: una comunità basata su ideali condivisi e sull’orizzontalità può evitare di riprodurre dinamiche gerarchiche o collassare a causa della mancanza di coordinamento centralizzato? È necessario un elemento metafisico esterno per guidare l’unione?

3. Nonostante il suo potenziale unificatore, la fede nel Signore della Luce introduce tensioni fondamentali con i principi di autonomia individuale, centrali nelle varie proposte anarchiche. Per comprendere pienamente questa contraddizione, è essenziale approfondire la natura di questa religione. La fede di R’hllor è una credenza dualista incentrata sull’eterna lotta tra luce e oscurità. Il Signore della Luce simboleggia vita, fuoco e giustizia, mentre la sua antitesi, il Grande Altro, incarna morte, gelo e caos. Questa religione, dai toni chiaramente zoroastriani, attribuisce grande importanza alle visioni nelle fiamme, ai sacrifici, ai miracoli e al destino manifesto segnato dall’assoluto del Dio Rosso.

Nel continente di Westeros, questa religione ha un carattere marginale, associata principalmente a figure straniere come la sacerdotessa rossa Melisandre o il bizzarro sacerdote rosso Thoros di Myr (entrambi originari dell’esotico e antico continente di Essos). Tuttavia, la Fratellanza adatta questa fede in modo pragmatico, usandola come fonte di legittimità morale e coesione simbolica. Eppure, questa dipendenza da un quadro religioso solleva una sfida: come riconciliare l’autorità implicita della volontà divina con gli ideali di autonomia e liberazione da ogni gerarchia?

Thoros occupa un ruolo ambiguo all’interno della Fratellanza. Pur non esercitando una leadership autoritaria, la sua profonda conoscenza della religione e la capacità di compiere atti miracolosi lo rendono una figura centrale accanto all’eletto che viene continuamente resuscitato. Secondo le tradizioni del pensiero anarchico, ogni forma di autorità, anche simbolica o morale, deve essere costantemente messa in discussione per evitare che diventi una fonte di coercizione. In questo senso, la posizione di Thoros introduce una gerarchia implicita all’interno della Fratellanza (una gerarchia di conoscenza), nonostante il tentativo del gruppo di operare come collettivo orizzontale.

Dal canto suo, Beric, resuscitato numerose volte, rappresenta un sacrificio personale che rivela un’altra dimensione di questa tensione. Ogni volta che torna in vita, perde una parte della sua umanità, descrivendo la sua esperienza come un’erosione della sua identità. Ciò solleva una domanda etica fondamentale: fino a che punto una causa collettiva può esigere la rinuncia all’autonomia individuale e il sacrificio continuo dei suoi esecutori? Le voci anarco-collettiviste affermano che le comunità solidali devono fondarsi sull’associazione libera e sul rispetto reciproco, evitando qualsiasi forma di subordinazione personale a uno scopo comune. Tuttavia, nel caso di Beric, il suo ruolo all’interno della Fratellanza è intrinsecamente legato alla sua capacità di guidare e di essere il simbolo del Signore della Luce, al punto che la sua autonomia personale viene sacrificata al collettivo. Libertà collettiva senza libertà individuale. Libertà dell’assoluto come vera libertà.

Dondarrion e Thoros trovano un’eco nella figura storica di Thomas Müntzer, un dirigente religioso e rivoluzionario del XVI secolo, che svolse un ruolo centrale nella Guerra dei Contadini in Germania. Come Beric, Müntzer iniziò all’interno del sistema dominante (nel suo caso, in quanto ecclesiastico educato nella tradizione e nell’istituzione cattolica). Però, la sua esperienza personale, l’influenza di Lutero e una radicale interpretazione della fede lo portarono a mettere profondamente in discussione la società del suo tempo. Parallelamente, Thoros, un sacerdote caduto, abbandona il suo ruolo passivo e cerimoniale di cortigiano per diventare una guida spirituale attiva all’interno del gruppo. Insieme, Beric e Thoros rappresentano una dinamica simile a quella di Müntzer: un leader militare e un visionario religioso che uniscono i loro sforzi per guidare una lotta contro gli oppressori.

La lotta di Müntzer contro il sistema feudale fu sia politica che spirituale. Credeva in una società in cui contadini e lavoratori fossero liberati dall’oppressione dei signori e della religione istituzionalizzata che legittimava quel potere. Nei suoi sermoni e scritti, proclamava che il potere terreno dei principi tradiva i valori cristiani originali, invocando una redistribuzione radicale della ricchezza e delle terre.

Müntzer vedeva la volontà di Dio come una guida per l’azione rivoluzionaria, unendo i contadini sotto un principio etico e trascendente. Allo stesso modo, Thoros, come uno sciamano del gruppo, tenta di spiegare l’inspiegabile della loro lotta, mentre Beric, con le sue resurrezioni miracolose e la sua spada infuocata, diventa un capofila simbolico che incarna gli ideali di resistenza. In entrambi i casi, la fede opera come principio unificatore e mobilitante, ma introduce anche dei rischi. La dipendenza da una forza divina può consolidare gerarchie criptiche, persino in movimenti che aspirano all’autonomia radicale.

Il legame si approfondisce considerando il fallimento e la marginalità di questi movimenti. La ribellione di Müntzer fu brutalmente repressa, e lui stesso fu giustiziato, diventando un martire la cui visione non riuscì a trasformare né la città degli uomini né quella di Dio. La Fratellanza, sebbene efficace su piccola scala, non modifica la quotidianità di Westeros. Rimane una crepa nel sistema, non il suo distruttore.

4. La Fratellanza sembrerebbe dimostrare che la religione può agire come forza unificatrice senza necessariamente diventare una fonte di coercizione. In questo caso specifico, la fede nel Signore della Luce non opera come un sistema di regole rigide, ma come un meta-quadro o una visione del mondo che rafforza la solidarietà del gruppo e conferisce significato alla sua missione. Ciò suggerisce che la spiritualità non è intrinsecamente incompatibile con le forme di governance anarchiche, purché la sua pratica non diventi prescrittiva o dogmatica. Tuttavia, qualsiasi sistema di credenze rischia di trasformarsi in uno strumento di controllo, soprattutto quando si combina con figure simboliche la cui autorità morale può tradursi nella creazione di gerarchie.

Il potenziale della religione come forza unificante è stato esplorato da molteplici prospettive filosofiche. Nikolaj Fëdorov, monaco e pensatore russo del XIX secolo, padre del cosmismo, immaginava l’umanità lavorare collettivamente per superare la morte e resuscitare gli antenati, raggiungendo l’immortalità e l’onnipresenza universale tramite scienza e tecnologia. Sebbene queste idee fossero profondamente metafisiche, vi si celava una convinzione nella capacità della religione di unire le persone in uno sforzo collettivo e tecnologico per una trascendenza universale. Allo stesso modo, nella Fratellanza, la fede in R’hllor offre lo scopo di combattere il caos e proteggere gli innocenti. Tuttavia, un progetto basato su ideali trascendenti assoluti può facilmente diventare restrittivo se gli individui smettono di interrogarsi sul suo significato.

Un altro esempio significativo è Lev Tolstoj, che, a differenza di Fëdorov, offre  una visione più terrena del cristianesimo. Tolstoj, soprattutto nella sua fase matura, rifiutava le istituzioni religiose e gerarchiche, sostenendo che tradivano il messaggio originale di umiltà e resistenza pacifica di Cristo. Per lui, la religione doveva essere un atto di coscienza individuale, non un’imposizione collettiva. Questo contrasto tra un quadro etico condiviso e la libertà personale è presente anche nella Fratellanza. Sebbene la fede nel Signore della Luce non venga imposta come dogma, il suo potere simbolico a volte sembra subordinare l’autonomia dei suoi membri al “disegno divino”.

Nell’anarchismo, le figure simboliche hanno avuto un ruolo simile a quello di Dondarrion, Thoros e lo stesso R’hllor: ispirano e conferiscono legittimità morale, ma possono anche generare tensioni interne. Ad esempio, Abdullah Öcalan, leader ideologico del confederalismo democratico kurdo, è diventato un punto di riferimento morale e politico, nonostante sia imprigionato in Turchia da decenni. La sua filosofia promuove ideali orizzontali e autonomisti, ma il suo status di figura quasi mistica solleva interrogativi sulla centralizzazione della sua influenza. Questo fenomeno non è nuovo: i pensatori anarchici classici come Pierre-Joseph Proudhon, Michail Bakunin e Pëtr Kropotkin sono stati venerati come profeti del pensiero libertario. I loro scritti sono spesso trattati come testi canonici, talvolta in contraddizione con l’ideale promosso dall’anarchismo della continua interrogazione.

La sacralizzazione di figure o idee non si limita ai movimenti politici. Nella Fratellanza, le ripetute resurrezioni di Beric rafforzano la percezione che il gruppo sia guidato da una forza trascendente. Sebbene questo elemento soprannaturale rafforzi la coesione interna e conferisca legittimità esterna, può anche essere interpretato come una forma di subordinazione simbolica: le azioni della Fratellanza vengono giustificate non dal consenso umano, ma dalla volontà divina. Questo stesso dilemma si ritrova nella storia dei movimenti sociali. Durante la Rivoluzione Russa, la figura di Lenin acquisì un carattere sacro, rafforzando l’unità del partito bolscevico ma limitando anche la diversità delle voci interne.

La capacità della Fratellanza di mantenere la propria unità senza trasformarsi in una struttura gerarchica rigida la pone in un equilibrio precario. Utilizzando la fede come risorsa simbolica, piuttosto che come dogma impositivo, evita in gran parte i pericoli dell’oppressione spirituale. Questo approccio ricorda le riflessioni di Kropotkin, il quale sosteneva che solidarietà e cooperazione sorgono naturalmente nelle comunità umane, purché non vengano soffocate da strutture autoritarie. Ciononostante, qualsiasi ideale collettivo rischia di diventare uno strumento di dominio se non viene sottoposto a un costante scrutinio e critica.

Questi casi di sacrificio e scenari di guerra pongono sempre i movimenti anarchici e autonomisti in situazioni estreme che mettono costantemente alla prova le loro strutture orizzontali. Dalle milizie confederali spagnole agli eserciti verdi e neri in Russia, dall’EZLN al confederalismo curdo di Rojava, tutti hanno trovato difficoltà a evitare la gerarchizzazione e a proseguire con le rispettive rivoluzioni cercando al contempo di sopravvivere.

In ultima analisi, la governance della Fratellanza solleva questioni fondamentali sul rapporto tra spiritualità e anarchismo. È possibile mantenere un quadro simbolico condiviso senza compromettere l’autonomia individuale? Quali limiti devono essere posti alle figure simboliche per evitare che la loro influenza mini i principi orizzontali? L’esperienza della Fratellanza suggerisce che questo equilibrio è raggiungibile, seppur fragile, come funamboli su una fune sottile. La loro capacità di unire un gruppo eterogeneo sotto uno scopo comune, senza cadere completamente nelle trappole del dogma che soffocherebbe la loro scintilla rivoluzionaria, rappresenta al contempo una fonte di forza e un monito costante sui rischi del potere nelle mani dei leader.

5. La Fratellanza senza Vessilli, come viene presentata in Game of Thrones, è sia un simbolo narrativo, sia un’anomalia nell’universo di George R.R. Martin. In una storia che tende a privilegiare gli intrighi delle élite e le dinamiche di potere tra le grandi casate, la Fratellanza opera ai margini, sia nella politica di Westeros, sia nel tessuto stesso della narrazione. Mentre i Lannister, gli Stark o i Targaryen lottano per il controllo dei regni dai loro saloni del potere, la Fratellanza agisce lontano da queste scene di realpolitik, concentrandosi sulle conseguenze umane di tali lotte: villaggi distrutti, innocenti massacrati e contadini abbandonati.

In questo senso, la Fratellanza rappresenta una sorta di “falla” nella logica principale dell’opera. Mentre Martin esplora con minuziosa precisione i meccanismi dell’oligarchia feudale, il ruolo dei movimenti come la Fratellanza sembra relegato in secondo piano, trattato con un’economia narrativa che ne sottolinea la marginalità. Questo non è casuale. Nella visione di Martin, le forze che operano ai margini del potere formale riescono raramente a rimodellare il sistema; sono eccezioni che mettono in discussione la struttura, ma non riescono a sostenersi come alternative praticabili. La Fratellanza non conquista castelli né stabilisce un nuovo ordine; il suo impatto è simbolico e locale, ma non per questo meno significativo. Attualmente, negli eventi narrati nei libri, l’obiettivo della Fratellanza è mutato dopo un cambio di leadership.

Da un punto di vista filosofico, la Fratellanza offre una riflessione sul potere dei movimenti autonomisti e sui limiti della fede come strumento di coesione. Nel suo percorso, il gruppo dimostra che la religione può arricchire un’organizzazione anarchica, purché la sua pratica rimanga flessibile e simbolica, senza trasformarsi in dogma. Tuttavia, come ogni struttura metafisica, la dipendenza da un quadro religioso introduce rischi intrinseci. La fede nel Signore della Luce unisce il gruppo e legittima le sue azioni, ma può anche limitare l’autonomia dei suoi membri, ponendo la volontà divina al di sopra della deliberazione collettiva. Questo dilemma risuona oltre la finzione, collegandosi a questioni fondamentali sul rapporto tra spiritualità e movimenti politici nel mondo reale.

La tensione tra fede e autonomia non è esclusiva della Fratellanza, né dei movimenti religiosi. È una costante nella storia delle lotte collettive. Nel caso della Fratellanza, queste pressioni non la distruggono, ma la pongono in un equilibrio precario. Questo equilibrio, in definitiva, è anche la sua più grande virtù: rappresenta un tentativo imperfetto ma potente di resistere alle gerarchie oppressive senza replicarle.

Da una prospettiva letteraria, la Fratellanza funziona come un promemoria scomodo all’interno della narrazione di Martin. In un universo in cui le lotte delle oligarchie definiscono il corso degli eventi, movimenti come quello della Fratellanza evidenziano le fratture del sistema. Non sono semplicemente “ribelli” o “fuorilegge”; incarnano una resistenza che non si allinea ai codici del potere formale, ma li affronta dall’esterno. In un contesto in cui tutti sono ossessionati dalla lotta per il Trono di Spade, la Fratellanza pone l’attenzione su coloro che non possiedono terre o titoli, ma che trovano comunque modi per combattere per la dignità della propria esistenza.

In questo senso, la Fratellanza non è solo marginale nella politica di Westeros, ma anche nella stessa scrittura di Martin. La sua relativa mancanza di protagonismo rafforza il suo simbolismo: è una forza che il sistema cerca di ignorare, ma la cui esistenza evidenzia l’incapacità di quel sistema di rispondere ai bisogni dei più vulnerabili. La Fratellanza suggerisce che, sebbene le lotte autonomiste non trionfino sempre, sono essenziali per rivelare le crepe nelle strutture egemoniche.

Così, la Fratellanza senza Vessilli diventa un’allegoria delle tensioni tra idealismo e pragmatismo, tra spiritualità e autonomia, e tra le periferie e il centro del potere. La sua lotta, seppur imperfetta e limitata, risuona oltre Westeros. All’interno del gioco del trono stesso, la sua esistenza ci ricorda che la vera giustizia raramente si trova nelle stanze del potere, ma nelle azioni di coloro che combattono, spesso invisibili, per gli emarginati e gli oppressi.

ENDOXA - BIMESTRALE FILOSOFIA

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