L’ULTIMA SPERANZA PER L’UMANITÀ E LA METAFISICA DEL SUPEREROE
PEE GEE DANIEL
Gli uomini più abietti sono coloro che maltrattano chi è più debole di loro, e con cui hanno facile gioco. Gli uomini veri, meritevoli di un tale titolo, sono quelli che si battono contro chi gli è pari, in difesa dei più deboli.
Gli eroi si scontrano con chi gli è superiore.
Il supereroe, infine, è colui che si butta in imprese inimmaginabili per qualsiasi altro essere senziente, pronto ad avversare in ogni momento eventi che vanno molto al di là della portata di chiunque altro, talora anche della sua. Lui non arretra. Avanza, sempre
Questo antico navigante delle stelle, che per comodità abbiamo sin da subito iniziato a chiamare “Mister Okay”, ci ha insegnato l’ardimento e la rettitudine d’animo, a un grado tale di purezza che per noi resta irraggiungibile, fonte di ispirazione lontana, ma corroborante, simile al remoto baluginio di certe stelle che indirizzano le rotte degli uomini da che il primo legno con timone venne calato in acqua.
Ma se noi, schiacciati verso il basso dalle nostre indoli meschine, pur a fatica riusciamo a intravvedere le elevate ragioni che hanno condotto il suo lungo operato sulla Terra, lui, per converso, dalle mirabili altezze, anche morali, a cui era solito intrattenersi, deve aver equivocato su molti aspetti della natura umana.
Mister Okay vedeva placide scene famigliari, tranquilli picnic sull’erba, quartieri borghesi silenziosi e circondati da praticelli ben curati e si era convinto che fosse questa la massima aspirazione della nostra specie, mentre tutto ciò altro non è che una breve tregua tra una battaglia e l’altra. Ha scambiato l’eccezione per la normalità. Ha razionalizzato la nostra mala razza, credendo che veramente ciò che volevamo fosse ciò che dicevamo di volere. Nella sua integrità, dalla sua soprelevata prospettiva, non è mai arrivato a capire quanto marcia sia la stoffa con cui siamo rabberciati. Capita non di rado agli spiriti più magnanimi di ingannarsi a proposito dei più, supponendo siano intessuti di una materia dello stesso pregio della loro.
Per decenni la nostra schiatta si è fatta convincere dalle sue parole ispirate, o perlomeno è questo che ha fatto credere. Ci siamo illusi di essere poi davvero una razza eletta, nata per prosperare nell’abbondanza e nel bene. Ma un sogno è destinato a dissiparsi prima o poi, per ridare spazio alla realtà nuda e cruda. Non appena la progenie degenere di Mister Okay ce ne ha fornito l’occasione, è come se l’umanità tutta insieme si fosse svegliata di colpo da un sogno collettivo. L’immagine che salta in mente è quella di un maiale, costretto per troppo tempo a vestirsi con eleganza, che, appena ha potuto, si è sbrigato a spogliarsi per ributtarsi a capofitto nella mota.
Abbiamo fatto presto a cancellare ogni segno del suo passaggio: effigi, testimonianze, statue, progressi sociali. Di questo passo, nel giro di due o tre generazioni metteranno in dubbio la stessa realtà ontologica di Mister Okay.
La storia di Mister Okay, confidenzialmente abbreviata in Mistory, si è definitivamente conclusa, dunque? Sarebbe un guaio. Abbiamo ancora bisogno di idoli, e ne avremo sempre. Quel famoso slogan “Beati i popoli che non hanno bisogno di eroi” è totalmente ingiusto. Abbiamo un’intrinseca necessità di guardare a qualcuno che impersoni tutto ciò che vorremmo essere, ma non siamo. Questo, per riflesso, ci infonde coraggio e speranza. “Se c’è almeno uno così forse, un giorno, potremo essere tutti come lui”. O magari, invece, è un sentimento pavido quello che ci porta a cercare paladini, qualcuno che abbia il coraggio e la forza di compiere ciò che a noi non riesce.
La dicitura di “scimmie antropomorfe” non ha alcun senso. Siamo ominidi pitecoidi, ora lo sappiamo. Scimmie tra le scimmie. Siamo noi ad assomigliare a loro, non loro a noi. Il primate più imberbe, più inerme, più subdolo. Ma quello che ora ci è chiaro è venuto alla luce dopo una lunga infilata di millenni in cui abbiamo supposto e ci siamo raccontati tutt’altro: che fossimo vicini agli dei per sostanza e ispirazioni, che risiedessimo incontrastati all’apice della Creazione, che ci animasse uno spirito superiore imprigionato nella vile materia.
La realtà e la narrazione si scontrano, irrimediabilmente, con un attrito brutale, che riempie l’aria di scintille incandescenti. È per superare questo iato tra sincerità e simulazione che ci servono gli eroi, cosicché, fissandoli ammirati, ci sia consentito distogliere lo sguardo da un’impietosa autocontemplazione.
Abbiamo bisogno di eroi. Eccome! E se non è un eroe buono e giusto quello a cui appigliarci, ci accontenteremo del primo esempio che ci si mostri, capace di sollevarsi al di sopra delle nostre miserie. Anche di un mostro ci appassioneremo, basta distrarci dalle nostre umili nature, sebbene, facendo questo, ci asserviremo alle più esecrabili prospettive.
[Pubblicazione clandestina, anno 3 Okay No]
brano tratto dal romanzo MISTER OKAY, edito dalla KORM ent.
ENDOXA - BIMESTRALE Fantascienza LETTERATURA Endoxa marzo 2025 Pee Gee Daniel Speranza
