DEL VIZIO AMMIRO IL METODO

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CRISTINA RIZZI GUELFI

Vizio /vì·zio/ sostantivo maschile

Abitudine radicata che provoca nell’individuo il bisogno morboso di quanto per lui è o può essere nocivo: avere il v. di bere, di fumare, di giocare, di mangiare; in senso attenuato, cattiva abitudine, difetto.

I vizi sono come i fiori di plastica acquistati nei grandi magazzini, destinati a vivere per sempre. Germogliano già preparati a non perdere le foglie. La stessa temperatura per tutta la vita. La stessa dose di luce setacciata da una persiana, mai diretta. I vizi sono pollastri confezionati. Attraenti, ma con presupposti inflessibili. Varcano porte di case sempre uguali. La stessa aria. Lo stesso gusto. Talvolta odore di stufato, altre volte di chiuso, spesso di brodaglia. Quando i vizi bussano alla porta, tutto sembra sempre assolutamente normale. Lo schiudersi regolare degli ombrelli, le impronte bagnate degli stivali di gomma, gli zaini degli studenti ricoperti da uno strato di bianco gelido, le barbe incolte e le pelli tagliate, i guanti smarriti appesi all’ingresso della metro. Le case sono le stesse, con i loro plaid rattoppati e sgargianti, le poltrone di vimini con cuscini giganti e le televisioni accese su risse parlamentari e governi caduti a ogni battito di ciglia.

E quando pensi di avere tutte le risposte, i vizi ti cambiano tutte le domande.

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ENDOXA - BIMESTRALE FOTOGRAFIA

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