LA VERITÀ C’È, MA È TROPPA
VALERIO FIANDRA
Quando le cose si mettono male, in filosofia come a calcio, la tentazione di commettere fallo è forte – specie se non si può più buttar la palla (o l’idea) in corner. La verità – dea fantomatica e sfuggente (e tanto più seduttiva in quanto fantomatica e sfuggente) – è una magnifica invenzione, ed è la miglior arma di ostruzione di massa che si possa immaginare.
È perfetta: la difesa ormai è sguarnita / fra il centravanti e il portiere c’è ormai solo la palla / la folla sugli spalti e sui divani già prepara le reazioni opportune…, et voilà, la verità interviene: partita sospesa, si dovrà rigiocare quando la nebbia si sarà alzata. L’imperscrutabile, dicono.
Dopo milioni di partite filosofiche, ci si aspetterebbe che i pensatori – di ruolo o da salotto – non giochino più, o almeno non più per la Coppa Verità, e invece. Che ti inventano gli industriosi tifosi dell’assoluto ? L’imperscrutabile. Tatàm! Basterebbe già solo il nome per mettere i brividi. Che squadra, L’Imperscrutabile. Ha vinto tutto, è imbattibile, è invincibile – insomma è la squadra ideale per giocarci contro: sai già che perderai, ma chi potrà mai biasimarti, licenziare l’allenatore, mandarti gli ultras sotto casa ? Tutti sanno che contro l’Imper si perde – non è quel che vogliamo, dopotutto, venir giustificati o ancora meglio: non venir giudicati per le nostre sconfitte ?
Già, ma non accadrà – non finché viviamo. Per l’imperturbabilità la sola condizione possibile è la morte. Allora, e solo allora chi guardasse il nostro volto in procinto di scarnificare vedrebbe l’assoluta indifferenza a ogni opinione, la propria inclusa. Tutte le altre volte nelle quali la invochiamo o subiamo, l’imperscrutabile verità è un inganno, una autosuggestione. E allora ?
Facile: basta ammettere l’errore.
Ogni e singola valutazione è viziata dall’errore. Non occorre dirsi filosofi per saperlo, basta andar al supermercato, o sposarsi, o giocare al lotto. Una volta che si sia davvero assunto l’errore, istantaneamente si giustificheranno i nostri e gli altrui comportamenti, si giocherà per giocare: non per vincere, per pareggiare.
La verità non è imperscrutabile, è soltanto troppa per esser rappresentata.
- Nell’immagine, Egi ibi fui II, di Andrej Furlan, 2019, fotografia, stampa su intonaco
ARTE Endoxa ENDOXA - BIMESTRALE FILOSOFIA ARTE endoxa gennaio 2020 FILOSOFIA Imperscrutabile Valerio Fiandra