SCUOLA DI TENNIS

GIANCARLO STAUBMANN

lezione di tennisIl 7 marzo 2016 gli dei che abitano l’imperturbabile olimpo del tennis professionistico hanno sentito, forse per la prima volta nella loro algida, serena vita, un aguzzo brivido attraversare i muscoli della schiena. La venere siberiana, Maria Sharapova, la sportiva più amata e pagata al mondo, campionessa di Wimbledon a soli 17 anni, regina di 5 slam e dei social media, ha dichiarato di essere risultata positiva al Meldonium, farmaco che la tennista ha affermato di aver assunto per motivi di salute ma che da gennaio 2016 è stata vietato dalla Wada (World Anti-Doping Agency), poiché capace di incrementare la quantità di ossigeno presente nel sangue e quindi di permettere agli atleti uno smaltimento più rapido dell’acido lattico e un recupero più agevole delle energie. Da quel giorno sul pantheon del tennis si sono addensate nubi di tempesta; squalifica di due anni alla Sharapova; dubbi, sospetti, insinuazioni più o meno esplicite nelle dichiarazioni di Federer, Nadal, Đoković, Williams. Tutti pronti, per lo meno a parole, a combattere contro il doping, tutti concordi nell’affermare la necessità di controlli più accurati e più frequenti da parte dei medici della Wada, tutti certi che quanto accaduto alla loro divina sorella è solo, per usare un’espressione trita ma sempre efficace, la punta dell’iceberg di un fenomeno molto più diffuso e preoccupante di quanto si possa pensare.

Quando, da amante di questo sport e da modestissimo giocatore di quarta categoria, ripenso a tutto ciò che è accaduto nel tennis professionistico dal fatale 7 marzo 2016, non posso non riandare con la mente a due foto da me scattate qualche anno fa, per pura coincidenza a pochi mesi di distanza l’una dall’altra. La prima immagine ritrae proprio Maria Sharapova in allenamento a Roma, durante gli Internazionali BNL. Capelli raccolti in una coda dorata e fluttuante, testa e gamba destra in asse a formare un perno attorno a cui il busto si avvita, gamba sinistra plasticamente sollevata da terra e piegata all’indietro, l’atleta con la superba commistione di furore agonistico e grazia digrigna i denti chiudendo un rovescio incrociato. La seconda immagine descrive una situazione molto diversa, molto meno enfatica: una lezione di tennis durante la quale un sottile bambino, infilato in maglietta e pantaloncini per lui troppo grandi, attendendo che il maestro gli lanci la palla da colpire si porta alla fronte la mano destra, come a rimarcare la difficile impresa cui il maestro lo sta sottoponendo.

Perché dunque queste due immagini? Quale il legame tra loro? Quale il loro rapporto con la questione Meldonium?

Tra le possibili risposte che mi sono dato, la più pedestre mi pare tuttora la più valida. Maria Sharapova come molti altri atleti (si è di recente saputo che ai Giochi Europei 2015 l’8% degli atleti è risultato positivo proprio al Meldonium) ha dimenticato il senso etico dello sport. La siberiana ha cercato, più o meno astutamente, di aggirare le fatiche e le difficoltà che costituiscono l’essenza dello sport, proprio quelle difficoltà e quelle fatiche che nella seconda foto inducono il bambino a portarsi la mano alla fronte. Alla prostrazione di quest’ultimo ha preferito una sostanza che, anche se a sua dire assunta per motivi medici, da qualche mese era stata comunque vietata poiché in grado di alterare e migliorare le prestazioni atletiche.

Resta ora da chiedersi i motivi per cui lei, come molti altri suoi “colleghi”, abbia intrapreso tale scelta. La risposta credo possa esserci fornita ancora una vola dalla seconda immagine. Viviamo in una società in cui, secondo le parole di Montale, “ci siamo liberati di tutto, anche della nostra coscienza”. Consumismo e mezzi di comunicazione di massa hanno ridotto ogni umana manifestazione a produzione di oggetti di consumo. “Esibizionismo isterico”: questo è ciò che per Montale caratterizza l’arte oggi, questo mi pare sia anche ciò che contraddistingue lo sport dei nostri tempi. Radio, televisione, sponsor, merchandising e da ultimi i social media hanno invaso e devastato anche il mondo dello sport. L’ideale atletico odierno non si cura più di coniugare, come invece voleva Pindaro, bellezza e bontà, forza fisica e sviluppo intellettuale; le uniche ambizioni sono la prestazione ottimale, lo sgretolamento di vecchi record ed il raggiungimento di nuovi. Fagocitato da questa aberrante logica, se privo di una solida formazione morale, l’agonista rischia di perdersi e di affidarsi a ciò che gli consente il raggiungimento degli agognati obiettivi. Ecco allora il senso insito nella foto: l’educazione sportiva infantile non può e non deve essere svincolata da una saldissima educazione morale capace di coinvolgere i giovani allievi, le loro famiglie e gli stessi allenatori.

lezione di tennissharapova

FILOSOFIA FOTOGRAFIA

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: