MI AUTOCONDIVIDO PERCHÉ NON AVEVO NIENTE DA FARE

MARY BARBARA TOLUSSO

Schermata 2018-03-18 alle 18.19.54Ci sono un sacco di parole che iniziano per S che mi fanno schifo tipo sacro, salutista, schiavo, storia, sanguisuga, scout, simbiosi, sognatore, sagrestia, scarafaggio, schiera, sacrificio, sceriffo, soddisfatto, svenevole, società, sanatorio, sermone, stupro, sottomesso, sorcio, spazzatura, spirito, spocchia e al vostro posto ci penserei anche prima di fare sesso.

Forte ieri. Sono andata a messa alle 8 e così alle nove ero al bagno perché volevo una giornata relax completamente sola. A me piace un casinò stare sola, più mi lasciate andare in giro sola più sono felice. Non so se è chiaro: voglio stare sola. Però poi mi ha chiamato Chiara. “Dove sei?” Ha detto. “Al Ferroviario” ho risposto io, mi piace andare al Ferroviario perché è pieno di famiglie con i nonni e i figli dei nonni e i figli dei figli dei nonni, tutti sotto un unico ombrellone. E io sono sola sotto un unico ombrellone e non ci devono entrare neanche con un angolo di asciugamano, è un po’ sadico lo so però scusate, potevano pensarci prima. Poi è arrivata Elena: “Posso mettermi qui?” mi ha chiesto. Ok. Tanto Chiara che era già arrivata diceva quanto era brutto il Ferroviario “Proprio orrendo”, diceva “non c’è niente di decente, è terribile, perché ci vieni?”, “Perché non te ne vai?” le ho risposto, allora si è messa a leggere articoli di scienza che a lei piacciono tanto, oddio, le piacciono anche le stronzate new age o esoteriche tipo non esistono confini tra noi e il nostro corpo, tra noi e il mondo, tra noi e gli altri e, a quanto pare, manco tra me e lei, 1 metro non era abbastanza, tanto che di colpo alza la testa dal giornale e mi fa:”Sai come si chiama la roba di cui sei affetta?” cristo santo, ho pensato, sentiamo: “Invalidazione narcisistica” e poi si è rimessa a leggere grazie a dio, così mi sono messa gli auricolari e ho potuto ascoltare i Thegiornalisti che sono una figata ed era ancora più figata perché intanto guardavo il mare e mi sembrava di essere sola. Finché ho sentito un “CIAO” forte, fuori dagli auricolari. Era arrivata anche Lisa. Ma santiddio ho pensato, cos’è? L’imbalsamatrice 2, vent’anni dopo, mi toccherà scrivere il sequel. “Bene. Vado a prendere uno spritz per tutti” ha detto Lisa, 70 gradi all’ombra. A lei piacciono le cose estreme, per cui siamo amiche, a dir la verità non ho amiche moderate, quella è la categoria dei miei fidanzati ed ex fidanzati, ed è infinitamente giusto, gli uomini devono essere forti, cauti e riflessivi. Noi donne no. Tiè. E alcune vorrebbero pure perdere questi vantaggi. Roba da matti. Vabbè. Poi ho imposto l’aperitivo alle Ginestre perché io ero vestita tipo scaldabagno, un vero cesso con le trecce e lì alle Ginestre sono tutti abbastanza fighetti, cioè vi sembra strana questa mia decisione ma non lo è, cioè per voi sì perché non ragionate mai al contrario, comunque Chiara prima aveva detto: “Andiamo al Barakin”, per chi non è di Trieste il Barakin è un baracchino appunto, in pineta, IL DISAGIO, tipo parliamo di quanto è bello essere terzomondisti e intanto passami il tuo miglio con l’agave. “Ma Chiara!” ho detto “hai visto come sono conciata??? Sembro una di loro???”. Avevo pure le Lizard, non si può andare in giro con le Lizard al di là degli scogli. È contro la morale. Così siamo andate alle Ginestre, dove non sembravo una di loro, lì sono tutti cagacazzo, mai sembrare una di loro. E infatti avevo ragione, perché dopo due minuti che eravamo alle Ginestre è entrato un testa di cazzo che quattro giorni prima avevo insultato alla Terrazza Marina San Giusto, anzi la foto qui sotto è proprio quando Chiara mi ha detto: “Oh guarda è arrivato il tuo amico” e a me è venuto lo sguardo tipo: se si avvicina mi diverto. Un testa di cazzo, ma un testa di cazzo che lì alla Terrazza San Giusto avevo detto “Vado via perché non posso stare qui con questo coglione patinato”. E infatti quando è entrato alle Ginestre abbiamo fatto finta di non vederci. Ma aveva una magnifica camicia in lino, va detto, perché io sono giusta. Poi quando siamo tornate a casa ho dovuto accontentare Chiara che voleva vedere il tramonto dal Barakin e l’ho fatto perché sono buona. Va bene. Che bella domenica. Non occorre che mi raccontate la vostra. Vado a depilarmi.  

Scendo nella già osannata bellissima stazione, non dico qual è, lo sapete. sono scesa pure perché di fianco a me quattro ragazze da quattro ore non fanno altro che parlare di Adelaide e Veronica, di quanti uomini hanno avuto, perché funziona, perché non funziona, perché sono troppo buone, perché sono troppo cattive, i cazzi e i mazzi, e devono volere un bene infinito, a Veronica e Adelaide, ‘ste quattro stronzette, pure io ormai voglio bene ad Adelaide e a Monica. Mi sono affezionata. Più che a Mestre.

Da piccola ero veramente razzista, ma proprio razzista d’istinto, una vera nazista, sto parlando di quando avevo 3 anni, non ricordo perché ne ho fatti due all’asilo di Grizzo, una frazione della bassa friulana dove l’unica cosa che ricordo è l’asilo, appunto. Solo io abitavo in un paese vicino e insomma mia mamma mi accompagnava ogni mattina al pulmino, dove c’erano altre mamme e altri bambini. un giorno arriva anche una donna di colore con la sua bambina di colore, erano appena iniziati gli anni ‘70 ed eravamo in un buco talmente buco che non so manco se ora esiste. Be’ comunque la mamma di colore non doveva averla facile e tra tutte intuisce che mia mamma è la più easy, poi mia mamma è una che sorride sempre, no davvero, infatti non so se è mia mamma, comunque, la ragazza di colore si avvicina alla mia (forse) genitrice e lei, solerte, mi dice “Mary guarda da oggi hai questa nuova amichetta”. Io la guardo, guardo mia mamma, guardo di nuovo la bambina di colore e inizio a urlare facendo di no con la testa e gridando fino a farmi venire l’asma, col fiato che mi restava urlavo che era “il diambero”, così mi appellavo al diavolo, insomma avevo 3 anni che cazzo volete, più che altro ero presa da una serie di convulsioni come se mi stessero facendo un esorcismo. Una scena imbarazzante, dice sempre mia mamma, la prima di tante scene imbarazzanti. “Mi hai dato problemi fin da neonata”, dice. “Non volevi mangiare, roba che muori di fame”. E si vede che non ero scema, a quei tempi, e infatti adesso che lo sono mangio come nei pressi di una guerra mondiale e il punto è infatti, la vera tragedia di questo post, la sciagura, il disastro, la cosa sinistra che vi volevo comunicare: è che mi sono accorta che sto passando dalla taglia 40 alla 42 per cui, voi che non siete razzisti e neppure detestate qualsiasi inestetismo, datemi subito una serie di suggerimenti fitness per bruciare, roba da far schizzare il cuore, cardio per intenderci. Conto sulla vostra bontà, anche se pure voi spesso siete roba da convulsioni.

Parlando con diverse persone, ho notato che c’è spesso una sovrapposizione tra narcisismo e philofobia, due stati molto diversi, la philofobia non ha a che vedere con la manipolazione dell’altro, ma con un rifiuto determinato di ciò che l’altro rappresenta, cioè un coinvolgimento. Al filofobo non interessa manipolare, dominare – cosa da cui invece traggono piacere i narcisisti. Gli studi riguardo questa patologia sono in genere ben fatti, ma io credo troppo speranzosi. Avere a che fare con un filofobo non dà possibilità di successo. Praticamente mai. Certo dipende dalla gravità della patologia, ma direi che quasi tutti i filofobi di mia conoscenza nei pressi di un innamoramento hanno un solo amico: il lexotan. Naturalmente provocare una separazione dipende dai gradi di intelligenza, i filofobi molto dotati riusciranno a prevedere, esaminare la personalità del partner per farsi lasciare e far credere al compagno/a che è tutta farina del loro sacco. Mentre è il filofobo che ha orchestrato tutto. Ma senza innescare stati emotivi stressanti, come piace invece ai narcisisti. Una piccola precisazione sulle malattie emotive, di cui quasi nulla so, escluse alcune letture e la registrazione di alcuni – rari – casi. Ma almeno so che esiste la philofobia rispetto a chi risolve spesso un respingimento complicato con la solita filastrocca del narcisismo, anche perché il narcisismo oramai è usurato e ci ha rotto le balle a tutti.

Comunicazione di servizio: tu giovane poeta tra giovani poeti che ti senti maledetto perché il tuo, che diamine, è un enunciato pieno di esacerbati lirismi tipo amore e morte, sei veramente ma veramente un poeta fuori dagli schemi. ti droghi. bevi. ora però per completare l’opera cerca di ripassarti tutte le donnine dei tuoi amici. e morire entro i 30 anni.

Ieri sono andata da Brico perché mi serviva una di quelle cose che agganci al muro per mettere gli asciugamani. ok. A me Brico fa schifo e poi secondo me dovrebbero andarci gli uomini, non le donne. Ho quindi setacciato la casa e una volta constatato che non c’era un uomo, manco rinchiuso nell’armadio, ci sono andata io. Vabbè. Becco il primo commesso e gli chiedo “Mi dai quella cosa per appendere gli asciugamani?” e lui mi porta in una corsia piena di quelle robe lì, ci capivo niente, era tutto luminoso e senza senso “Come Alice” ho detto e lui ha risposto “Non è una marca che teniamo”. Ok. Poi mi fa vedere un’asta tipo argentata, con un design carino, ma bisognava appenderla col trapano “Ma io non ce l’ho il coso per fare i buchi”. “Ma suo marito?”, chiede, perché mi si era girato l’anello e sembrava una fede. “No”, dico. “Ma avrà qualche amico che ce l’ha?”. “I miei amici sono tutti finocchi”, rispondo. “Ma guardi che i gay sanno fare i lavori domestici”, era molto più politically correct di me. “I miei no”, dico io. “Ok le faccio vedere i portasciugamani con l’adesivo così risolve senza trapano” e me li fa vedere. “Ma fanno schifo”, dico, erano veramente orrendi “no non posso appendere nel mio bagno questa cosa, capisci, è per come è fatta”. “Perché?” chiede lui “Perché mi serve una cosa che migliori il mio cesso, non che lo renda ancora più cesso” e fine, così non ho preso niente e continuerò a buttare l’asciugamano sopra il pannello della doccia, se gira bene, per terra se sono incazzata. Comunque tornando a casa, al semaforo, poi ho pensato che forse dovevo prendere Il portasciugamani orrido perché mi serve. Ma appena è venuto il verde ho pensato di no, che ho fatto bene a non farlo per come era fatto e poi ho pensato ancora che è sempre meglio decidere in base al come e non al perché, nel senso che il come contiene il perché mentre il perché contiene solo il perché. continuerò a lanciare gli asciugamani dove capita, ora non scrivetemi in messenger per favore, di voi e dei vostri trapani, ho da fare, grazie.

C’è quel verso di Calcutta che fa “non andare su you porn per lasciarti andare”, in realtà non vedo a che altro serva, cioè scusate, uno va su you porn o perché non trova da lasciarsi andare o perché non vuole, cioè meno male che esiste you porn, anzi bisognerebbe farci un saggio, un omaggio, un encomio, un pamphlet, che poi anche quelli che dicono che gli fa schifo la pornografia e amano l’erotismo, uh che fine, complimenti… ma che cazzo vuol dire? cioè… in che senso? sì vabbè come quando sono a dieta e prendo il cornetto vuoto invece che con la marmellata, sai la figata, c’è ma non c’è, non c’è ma è alluso, io quando mangio la brioche senza marmellata sono di un triste, ma di un triste e infatti secondo me a chi gli piace l’erotismo è di natura triste, a me quando uno mi dice “io amo l’erotismo” me lo immagino sempre ripiegato su se stesso che liscia i peletti di un kiwi, però non glielo faccio capire, anzi gli dico “ah certo capisco, ah sì be’ per forza” perché sono falsa. comunque, volevo solo dirvi: quanto è figo il mio abitino nuovo tutto lustrini e lecca lecca? ditemi che è figo perché mi hanno già detto che fa cagare. sentitevi pure liberi di mentire perché, com’è nella natura che mi opprime, a me non interessa la vostra sincerità.

ENDOXA - BIMESTRALE FILOSOFIA MITO

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