BREVE SCHERZO SULLA NECESSITÀ DEL NARCISISMO
MATTIA DE FRANCESCHI
Si consideri l’universo, nella sua complessità: finito od infinito, divina emanazione o marchingegno auto-ordinatore emerso da millenni di caos, in ogni caso titanico e sublime, vasto e incommensurabile, descrivibile con onestà solamente attraverso lunghe litanie che dettaglino una fondamentale incapacità di com-prenderlo autenticamente. Ma ecco venire l’uomo, esile vagabondo nativo del centro del nulla, viandante solitario il cui occhio solare si trova perso in un’infinita foresta d’oscura notte: il suo nome è irrilevante quanto la sessualità di un elettrone ma lo si chiami, per pura comodità, Narciso.
Gettato nel creato con tutta la malagrazia di un parto non concordato e di un’adolescenza mezza dimenticata, Narciso si trova circondato ed insidiato d’ogni dove dall’ignoto: al di fuori di quel miserando guscio di noce ch’egli chiama coscienza si stende profondo e nero un oceano che va a morire lontano, nel cielo d’ossidiana con cui compone la sfera oscura del mondo. Narciso ricorda parole biascicate, vecchie, mozze narrazioni di profeti straniti e si rende conto del pericolo di quest’acqua atra; qui si muore, si annega, ci si disperde nell’ignoto e non si ritorna più. C’è bisogno di un’ancora, di qualcosa che renda questo luogo (proprio questo, nella sua essenziale mediocrità) conoscibile, se non addirittura conosciuto, e poi mappato e, ancora, abitato, e quindi perfino familiare.
È allora necessario mettersi all’opera tessendo, narrazioni in grado di unire la sparpagliata moltitudine del mondo in un’unica, ordinata trama, e a Narciso si possono assegnare tutti i peccati meno quello dell’ignavia: egli, infatti, lavora sempre a questo titanico, rassicurante racconto, aggiungendovi capitoli e note con ogni azione d’ogni giorno, mentre i suoi sogni ripassano di notte le sudate righe per aggiungervi surrettiziamente glosse e scoli che vadano a gettare luce anche negli anfratti più nascosti e dimenticati. Un solo comandamento presiede alle sue azioni, ovvero che tutto sia collegato, che ad ogni cosa si trovi un posto, una causa, una ragione – nihil est sine ratione seu nullus effectus sine causa! borbotta solingo ma soddisfatto Narciso, in un momento di particolare ispirazione. La notte si popola quindi pian piano di costellazioni e satelliti, il giorno di stelle ardenti e il mondo in generale di articolate saghe familiari di oranghi, salamandre e nematodi, mentre le possibili ricette per un’insalatissima si moltiplicano senza preavviso e pure i sassi partecipano all’entusiasmo generale con la scoperta della gerarchia, omaggio di nucleo, mantello e crosta; e poi ancora concetti e religioni, complotti e cospirazioni, moda, arte e galateo in un proliferare ormai inarrestabile di connessioni e collegamenti.
Al centro di questa ragnatela sta Narciso, primum movere insieme orgoglioso e perplesso, a tratti spaurito. Ecco, forse centro è la parola sbagliata, pur essendo anche quella più corretta: perché non avendo altra scelta Narciso si è fatto centro del mondo, ma il mondo di cotal centro ben poco se ne cale: ché di questo minuscolo aggregato d’atomi e della sua terapeutica psichedelia cosa si dovrebbe poi voler dire, se non quel che è già scontatamente pensato a riguardo del resto dell’universo? La sostanza è la stessa, e per quel che riguarda l’ordine in cui Narciso l’ha disposta, o l’interna disposizione di Narciso stesso fior fiore di libri, opuscoli e blogpost sono stati scritti per giustificarne la necessità all’interno dell’ormai ovvia infinità del cosmo. Ma poi, questi testi, da chi effettivamente sono stati scritti? Non sono forse pure essi parte di quella laboriosa trapunta con cui l’uomo s’è avvolto per star comodo in un cantuccio di questo freddo universo? E se le sono e nelle loro pagine troviamo scritto l’universo, non sarà allora il cosmo stesso un altro momento del sottile lavorio umano? E pure questa piccola nota a margine, inconsequenziale divertissement scritto per gioco, non troverà pur essa la sua causa come causa d’un’altra causa in questo gioco giocato da un bimbo che è la realtà? E così via narcisizzando il dramma del mondo si fa educatamente da parte, lasciando qualche minuto al giullaresco interludio dell’uomo.
ENDOXA - BIMESTRALE FILOSOFIA MITO NARRATIVA Endoxa marzo 2018 FILOSOFIA narcisismo racconto