SUPER LEGEM

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La convocazione ufficiale ha tenuto il mondo con il fiato sospeso per un’intera settimana, è inutile giraci intorno.

Il IV Presidente Pannazionale Sig. Dwiyanto Eka Saputra, alla fine di lunghe ambascerie e tentennamenti, si era infine deciso a richiamare all’ordine Mister Okay. O almeno questa era l’idea che dava il ridondante avviso trasmesso da tatoozines, olo-giornali, notiziari per via teleneurale, web-news circa l’imminente incontro tra Mister Okay e la più alta carica politica del pianeta Terra.

Sia coloro che hanno salutato la notizia esclamando: «Era ora!», sia quelli che, al contrario, hanno commentato: «Ma come si permette?» – evidentemente rivolti all’attuale premier universale, reo di trattare lo strenuo difensore dell’umanità alla stregua di un cittadino qualsiasi – nascondevano a fatica la preoccupazione per il possibile esito di quella che si preannunciava come una storica lavata di capo.

Non solo i legalitari a oltranza, pure i fan più sfegatati di Mister Okay erano consci del fatto che stavolta il loro beniamino la avesse fatta decisamente fuori dal vaso, nonostante quel timore reverenziale che nutrono per quell’essere invulnerabile, che qualche decina d’anni fa è atterrato tra noi, non permetta loro di prenderne le giuste distanze. D’altra parte, anche la frangia, a dire il vero minoritaria, della popolazione che ama ribadire a ogni piè sospinto come neppure Mister Okay possa essere esente dalle norme che regolano il vivere civile, sa bene che, se solo volesse, potrebbe incenerire o smolecolarizzare l’intero genere umano in un paio di giorni, qualora ci si mettesse d’impegno.

Il casus belli è stato fornito dalla recente operazione di ordine pubblico svolta motu proprio da Mister Okay contro una manifestazione di piazza capeggiata dal suo acerrimo nemico il Feldmaresciallo Nazi Redux. Come tutti ricorderanno, il Feldmaresciallo aveva appena preso la parola, durante il raduno finale, salendo su un palchetto affacciato sulla folla di cosplay suoi sostenitori e promettendo, come sua abitudine, una imminente cruenta controffensiva nei confronti della linea politica a suo dire troppo liberal ispirata da Mister Okay stesso, quando l’Oltreuomo direttamente chiamato in causa, dopo aver sorvolato per qualche minutol a cerchi concentrici l’adunanza fascistoide, senza alcun preavviso, prima aveva arso vivo il comiziante grazie al suo sguardo calorifico, quindi era passato ad abbrustolire i presenti, soprattutto quelli inquadrati delle prime file, sino a lasciare di quelle decine di persone niente più di un’enorme derrata di carne arrosto fumigante e fusa insieme, con brandelli di tessuto bruciato ancora appiccicati qua e là.

All’olo-giornale della sera poi, Mister Okay aveva rilasciato una dichiarazione spontanea, come a voler anticipare eventuali, per quanto timide, rimostranze, sfoggiando il suo rassicurante sorriso di un avorio incorrotto: sosteneva di aver potuto notare, tramite la sua celebre vista a lettura radiografica, che coloro che avrebbe poi termo-giustiziato, a partire dal Fedelmaresciallo, sotto le camicie brune occultavano ordigni esplosivi con i quali – era facile arguire – avrebbero attuato di lì a breve i deliri terroristici più volte minacciati, mettendo così a repentaglio troppe vite innocenti, se lui non si fosse meritoriamente adoperato a troncare i loro truci scopi sul nascere. «Volevano colpire me, colpendo i bravi e onesti cittadini di passaggio» spiegava,«Quella manica di manigoldi, non potendo ferire me, sapeva bene come non vi sia maggior sofferenza per Mister Okay del vedere una vile aggressione ai danni dei suoi amati terrestri.»

D’altronde, il grado di attendibilità della versione fornita da Mister Okay sarebbe stato difficile da appurare, visto com’erano ridotti i resti delle sue vittime.

Di fronte all’intervistatrice che, sebbene con voce tremula, osò domandargli come la mettesse con gli inconsapevoli passanti investiti senza colpa dalle sue emissioni incandescenti e fritti tanto quanto le odiate truppe di Nazi Redux, Mister Okay non si scompose più di tanto. «Quelli… beh… sono gli incerti del mestiere…» aveva minimizzato lui. L’ammiccante camera-look con cui aveva sostenuto senza cedimenti il lungo piano-sequenza dell’intervista, sguardo dritto e sereno, gli occhi profondi, dalle iridi rossastre e luminose, capaci di catturare l’attenzione di qualunque osservatore, aveva decisamente deposto a suo favore, nei cuori dell’audience adorante.

Malgrado ciò, il Presidente Saputra, a qualche giorno di distanza dall’incidente, al termine di snervanti consultazioni con il più eminente collegio legale a sua disposizione, si era sentito praticamente obbligato a richiamare il paladino dell’umanità.

Legulei, burocrati, professori cattedratici di filosofia del diritto e varie altre teste d’uovo riunite in gruppo a spese del contribuente, anche sollecitati dalle lamentele che, pacate e un po’ spaurite, si erano comunque levate dai famigliari delle incolpevoli vittime flambé del grand’uomo, avevano invitato il Presidente Pannazionale alla fermezza. Anche perché quello era solo l’ultimo di una nutrita serie di incresciosi episodi che si sono susseguiti nel corso degli anni, sin dalla sua apparizione tra noi: c’era stata la criogenizzazione dei Muslim Bros all’interno della “Moschea Armata” per mezzo del suo alito refrigerante per esempio, poi quella volta che a una convention sovranista aveva tagliato a metà i fieri oppositori dell’unificazione delle nazioni del mondo, fortemente caldeggiata da Mister Okay stesso, durante la standing ovation in omaggio al loro leader, resecandoli all’altezza del giro-vita con il suo sguardo-laser, come tante assistenti segate dal mago, o quando, nel tentativo di folgorare il collezionista senza scrupoli Doctor Biz Baz, che ancora una volta aveva tentato di mettere le mani su di lui per inserirlo nella sezione freak della sua Wunderkammer, aveva invece accidentalmente cotto gli occupanti di uno scuolabus di passaggio tramite le microonde che emette dalla bocca.

Chiunque metta platealmente in dubbio la legittimità del suo operato – non importa che sia un malavitoso, un magnate d’industria, un capo politico o religioso – prima o poi deve fare i conti con la sua superpotenza. Alla fine magari ci vanno di mezzo anche dei semplici civili.

Il succo del discorso tenuto dal consiglio legale al Presidente era stato, in soldoni, che non fosse più possibile consentirgli di fare tutto ciò che gli pareva e piaceva, come a un bambino viziato, solo perché è munito di laser, microonde, superforza, supervelocità, fiato glaciale o incendiario, facoltà di volare e poteri psionici.

Intanto, che gliene fotteva, a loro? Sarebbe toccato a Saputra incontrare vis-à-vis quella specie di arma di distruzione di massa dalle sembianze umanoidi, mentre quella gilda di professoroni si poteva godere la diretta, tutti comodamente spaparanzati sui sofà dei loro salotti buoni…

A parte tutto, oltre a un giustificato timore per l’imponderabile reazione che avrebbe potuto causare la reprimenda, c’era anche una sincera riconoscenza nei confronti del cosiddetto Uomo delle Stelle a sconsigliare una presa di posizione eccessivamente drastica contro questa sua… disinvoltura operativa.

Dopo tutto, Mister Okay è colui che ha donato una pace pressoché assoluta a questo pianeta, in coda a millenni di lotte fratricide e violenze di massa. Ha portato alla pacificazione definitiva tra le diverse forze internazionali. Ha reso sicure le nostre vite, sgominando le grandi organizzazioni criminali e incarnando il più terribile spauracchio per la delinquenza di strada. Ha fermato lo scioglimento dei ghiacciai, ha ripristinato l’ozonosfera grazie alla sua espirazione ossidante, ha ripulito gli oceani dalla plastica, poi, con quelle duecentomila tonnellate di polimeri, ha creato la maggior parte delle attrazioni dei parchi tematici Okayland e Okayworld, uno per emisfero, combinando più super-abilità insieme. Ha sconfitto la fame tramite l’irrigazione e la coltura delle zone desertiche, dopo averle sorvolate abbracciando iceberg in piena liquefazione, prelevati poco prima dal mare artico. Ha contribuito a debellare malattie e epidemie. Ha dettato la via per eliminare iniquità e ingiustizie. Al punto che viene da chiedersi come potesse mai essere la vita sulla Terra prima del suo avvento.

Eutòpia è il nome che è stato dato alla confederazione di tutti gli stati del mondo, da lui voluta.

Eucrònia è il modo in cui viene indicato il periodo storico attuale, ossia la felice era umana iniziata da quando Mister Okay è disceso sulla Terra, giunto sin qui chissà da dove.

È una figura preziosa e scomoda allo stesso tempo la sua, per il potere costituito. Sicuramente resta ingestibile. Se da una parte ogni politicante, durante la campagna elettorale, ambisce al pubblico appoggio di Mister Okay, per altro verso, una volta raggiunta una posizione di comando, freme minuto per minuto, per l’intera durata della legislatura, in attesa del prossimo passo falso che lui compirà. Come quella dannata volta in cui gli venne l’impulsiva idea di sparare nell’esosfera uno per uno, con un uppercut dato bene, gli appartenenti a un gruppo di pedofili colti in flagrante, così, senza neppure uno straccio di processo. Se la cosa aveva conquistato il plauso di miliardi di normali cittadini, più di un giurista aveva storto il naso.

«Io sono il primo tutore della legge, non sono io la legge. La legge è superiore a tutto e tutti, anche a me» ha più volte ribadito, nel corso di diversi interventi a meeting o talk-show, anche se i proclami sembrano stridere con le sue azioni.

Che l’impalpabile rispettabilità di un apparato legislativo, la cui stesura ha richiesto migliaia di anni di affermazioni, cassature e revisioni, si scontri quotidianamente con l’inarrestabile fisicità di Mister Okay desta preoccupazione nelle menti più raffinate, mentre viene accolto con indifferenza, quando non sia invece salutato da palese approvazione, da parte del popolino o dei suoi portavoce. Del resto, si sa: le masse hanno da sempre rincorso “l’uomo forte”. Con Mister Okay hanno ottenuto il non plus ultra: addirittura l’Uomo Superforzuto!

In linea di principio, permettere a lui di agire al di sopra del codice civile e penale equivarrebbe a permettere a chiunque altro di farlo (anche se poi, per puro paradosso, c’è proprio Mister Okay a sorvegliare affinché ciò non capiti). In termini squisitamente teorici, risulta altresì inaccettabile che un singolo individuo possa infrangere le regole a propria discrezione, seguendo il ghiribizzo del momento, senza che un tale privilegio gli sia mai stato accordato da alcun tipo di decreto o di ordinamento giudiziario (fatta salva quella imperscrutabile legge di natura che con lui ha voluto creare un essere dotato di potenzialità straordinarie e del tutto impensabili per il resto dei suoi simili).

A conclusione di estenuanti dibattiti interni, si è giunti – come già si accennava – al tanto atteso redde rationem, che, come annunciato, avrebbe visto Mister Okay recarsi presso il Palazzo del Buon Governo di Capital City, richiamato all’ordine dal Primo Ministro in persona.

Da quando era stata diramata la notizia dell’incontro prossimo venturo all’ora in cui esso si è effettivamente svolto, il mondo intero è rimasto in uno stato di tensione e incertezza. In quei pochi giorni si aveva l’impressione che ogni attività umana avesse rallentato, che tutto avesse perso d’importanza rispetto a ciò che sarebbe potuto accadere durante quel fatidico confronto.

In che modo l’Uomo dell’Avvenire – come ebbe modo di soprannominarlo una volta un filosofo continentale in un saggio dedicato – avrebbe preso quella tiratina d’orecchi in mondovisione? E, casomai l’ego ipertrofico che lo caratterizza avesse interpretato l’iniziativa presidenziale come un atto di lesa maestà, sino a che punto Mister Okay avrebbe potuto spingere la sua insubordinazione?

C’è stato chi pronosticava che all’ora precisa dell’incontro avrebbe fatto schiantare a perpendicolo sull’edificio governativo una immensa roccia appena sradicata da qualche vicina cordigliera, senza neanche scendere a posare un piede a terra. Altri immaginavano che acchiappasse Saputra per il colletto inamidato della camicia, lo innalzasse in volo sino a diecimila piedi d’altezza e da lì sopra lo facesse precipitare senza pietà sopra la bocca di un vulcano o su una procellosa distesa oceanica. I catastrofisti poi paventavano la possibilità che, in un accesso d’ira, Mister Okay potesse scatenare le proprie distruttive risorse su tutta la popolazione, indiscriminatamente.

I fatti sono andati in maniera diversa.

Il primo cittadino del pianeta Terra l’altro giorno era visibilmente teso. Un rictus poco credibile aveva preso il posto di quel sorriso smagliante con cui era solito presentarsi alle folle. Non faceva che giochicchiare nervosamente con le mani dentro allo studio ellissoide, in attesa dell’arrivo del temibile interlocutore, previsto per le undici antimeridiane, mentre spostava di continuo il peso del corpo da un piede all’altro. Piccoli incontrollabili spasmi gli turbavano di tanto in tanto i tratti del volto, sbarbati e profumati all’essenza di tuberosa.

Una marea di curiosi circondava a bocca aperta l’imponente palazzo governativo che Mister Okay stesso aveva contribuito in larga parte a edificare, trasportando sino a lì per via aerea e saldando o giuntando insieme, con la vista calorifica e tutte quelle sue altre diavolerie, i migliori materiali da costruzione, prelevati dai quattro angoli del globo.

A un certo punto, poco prima dell’orario prefissato, qualcuno tra la folla ha notato qualcosa di luccicante sperduto in mezzo al cielo. È stato un bambino ad avvistarlo per primo, come accade quasi sempre. «Mister Okay! Mister Okay!» gioiva, indicando con il ditino in direzione di quella figura aerodinamica in rapido avvicinamento, inclinata di trenta gradi verso il basso, a una velocità talmente elevata da risultare totalmente avvolta dalle fiamme. Emetteva un fischio alto e acuto, che cresceva man mano che il bolide vestito in quell’inconfondibile tuta sgargiante si faceva più vicino.

Il brusco rallentamento poche centinaia di metri prima della meta ha estinto gradatamente quel fuoco azzurrino che sino ad allora gli aveva fatto da crepitante placenta.

Mister Okay, ancora sospeso a mezz’aria, si è messo dritto ed è atterrato sofficemente sul bordo del tappeto rosso steso dall’interno del palazzo sino lì, in basso, alla fine della scalinata esterna, come una smisurata lingua allungata giù in terra.

Saputra gli ha ingiunto, a mezzo stampa, di presentarsi a tal ora in tale data in virtù di quell’autorità conferitagli dall’intera comunità degli umani, da esercitare di riflesso su quella stessa comunità, intesa nella sua interezza e membro per membro. Vuol dire dunque che Mister Okay, in qualità di imputato, è stato considerato alla stregua di un qualsiasi altro comune cittadino? Anche fosse, questo non lo ha urtato, almeno all’apparenza: quella mattina ha perseverato a esibire il tipico sguardo luminoso, il sorriso scintillante, i modi brillanti. Era tutto uno sfavillio, insomma. Come da prassi. Nulla rivelava in lui il benché minimo risentimento nel momento in cui si è concesso ai microfoni, nei pochi minuti di anticipo rispetto all’incontro con il Presidente Pannazionale, che ha poi raggiunto puntualissimo.

Prima e dopo, davanti ai media e in sede istituzionale, ha rassicurato governo e cittadinanza su come nessuno sia dispensato dall’osservanza di costituzione e legislazioni correlate, men che meno lui, che da quando ha scelto di far parte della nostra specie ha giurato in cuor suo di tener fede alle leggi degli uomini.

Il colloquio si è concluso con una vigorosa stretta di mano tra lui e Saputra, che per tutta la durata dello storico evento, e in particolar modo allorché si è visto costretto a richiamare, pur bonariamente, l’essere speciale che aveva dirimpetto al rispetto delle norme vigenti, non è riuscito a dissimulare abbastanza il timor panico che doveva averlo macerato da giorni, nel dubbio su come Mister Okay avrebbe potuto reagire.

Il Presidente appariva con tutta evidenza assai più rilassato al momento del tanto sospirato commiato. Flash, sorrisi, Mister Okay che vola via, il suo mantello svolazzante contro il sole come una bandiera patriottica, Supatra che lo saluta con la manina.

Chissà se è stato questo l’ultimo suo dolce ricordo, che tutti noi confidiamo abbia almeno in parte alleviato il momento di un così presumibilmente doloroso trapasso.

Infatti, come noto, a pochi giorni di distanza dal summit, il IV Presidente Pannazionale Sig. Dwiyanto Eka Saputra è stato rinvenuto ormai cadavere all’interno del suo studio privato. Un certo scalpore è stato suscitato dalle condizioni della salma: le spoglie del povero Saputra si presentavano carbonizzate. Le sue carni erano fuse in uno scuro rattrappito monoblocco ancora fumante. Dall’autopsia è risultato che il corpo di Saputra si era rapidamente consumato a partire dagli organi interni.

«È un po’ come se fosse stato cotto dentro un grosso forno a microonde» ha commentato il coroner. Si sospetta un raro caso di combustione spontanea.

Senza perdere troppo tempo, dopo una mezza settimana di doverose bandiere a mezz’asta, è già iniziata la lizza elettorale per designare il suo successore.

Sembra proprio che, a questo giro, Mister Okay appoggerà il candidato della Sassonia-Anhalt, tra le cui proposte spicca quella di ratificare un emendamento che preveda uno speciale salvacondotto pensato genericamente per chiunque superi i due metri di altezza, rasenti la velocità luminare, possegga una forza fisica superiore ai cento teranewton, sia in grado di staccarsi autonomamente da terra e prendere il volo, in modo che costui sia libero di agire al di là di qualsivoglia vincolo normativo, qualora l’urgenza lo richieda. È quello che in ambito giornalistico è già stato ribattezzato “l’emendamento Übermensch”.

DIRITTO Endoxa ENDOXA - BIMESTRALE NARRATIVA

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