AL CUOR NON SI COMANDA, MA SI OBBEDISCE
CRISTINA RIZZI GUELFI
Quando qualcuno domanda un’obbedienza cieca, saresti un folle se non sbirciassi.
(Jim Fiebig)
Era un martedì quando la disobbedienza mi si piazzò di fronte. Né bella né brutta . Ma una di quelle che non si vorrebbero mai amare. Già, era martedì e la disobbedienza scrutava fissa verso di me, senza allusività e obiettivi. Inutile indurre lo sguardo dal finestrino, perché il bizzoso gioco dei riverberi era in agguato. Lei mi guardava in quel modo perché riusciva a leggere pensieri, invece di sfogliare un rotocalco, lei leggeva me. Io tentavo di tenere i pensieri slegati dalla mente. Pensavo ad una busta vuota che s’incastra sul cartello di divieto, pensavo che in fondo nella vita non ci sono grosse differenze fra uomini di potere e clochard stesi sui marciapiedi. Ma è lì che la disobbedienza ci infilava gli “eppure”. Perché esiste, cammina nelle case, adora stendersi nei letti e fissare le menti. E la mia è arrivata di martedì.



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