IL VIRUS
TONY KARED
“Il virus, in tre mesi, ci aveva reso migliori di quanto era riuscito a fare, in duemila anni, il cristianesimo.” Con questo pensiero in testa, Jonathan, si apprestava ad operare il cucciolo di cervo che gli avevano portato i barracelli. “Del resto, l’uomo si affratella solo quando il nemico è comune.”
L’attività dei bracconieri si era fatta più frenetica ultimamente; avevano disseminato vaste aree del Monte Arci di trappole; in genere tubi da tre quarti di pollice, mimetizzati nelle zone di passaggio della selvaggina, in cui inserivano una cartuccia da caccia che detonava quando l’animale investiva una cordicella; un animale o un uomo. “Finita l’emergenza virus, è ricominciata l’emergenza profughi: numerosi sbarchi nel Sulcis”, questo era il conduttore del TG regionale. Qui si erano contati due contagi e nemmeno una vittima. Il cucciolo non ce l’avrebbe fatta; non poteva farcela. Mentre si accingeva a deporre il cadaverino nel sacco apposito per lo smaltimento, suonò il citofono del piccolo ambulatorio. Era Bucca ‘e Melli, latitante, condannato a quindici anni per rapina a mano armata e omicidio preterintenzionale; da due anni viveva in una specie di rifugio nel cuore della montagna e di tanto in tanto scendeva in paese per vendere la selvaggina o per scambiarla con qualche altra mercanzia. Naturalmente nessuno lo aveva mai visto né, tanto meno, denunciato. “Come è successo?”, aveva chiesto il veterinario. “Qualcuno ha piazzato trappole nella mia zona senza avvisarmi. Se vengo a sapere chi è, e lo vengo a sapere, lo sgozzo come un agnello.” Aveva il braccio sinistro crivellato di pallini. “Dovresti andare in ospedale.” “Non dire scemenze. Toglimi i pallini e disinfettalo. Gli antibiotici me li procuro io.” Aveva estratto dalla bisaccia, che portava agganciata alla cintura, due lepri: “Ti pago, cosa credi…”. Finita la medicazione se ne era andato, senza una parola, dileguandosi come un fantasma nel bosco poco oltre il recinto. Il cucciolo era posato sul tavolo operatorio, per metà infilato nel sacco di plastica, con la testolina di fuori e gli occhioni persi nel vuoto; sulla scrivania c’erano le due lepri; una sorta di finzione scenica in cui Stephen King si era sostituito a Disney. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, il virus aveva provocato quasi sessanta milioni di morti in tutto il mondo. Tre settimane dopo l’apparizione di Bucca ‘e Melli, era stato trovato il cadavere di un uomo, un allevatore di un paese vicino, fulminato da una fucilata a pallettoni in pieno petto mentre si recava al suo ovile. Il virus, qui, non aveva portato il suo messaggio di fratellanza.
FILOSOFIA NARRATIVA Endoxa marzo 2020 finzioni racconto Tony Kared