LE METAMORFOSI DI LUCIO E LA RICERCA DELLA FELICITÀ
PAOLO CASCAVILLA
Lucio è un giovane intelligente, vivace, curioso. È in viaggio verso la Tessaglia e sente parlare di magia. Dovrebbe provare diffidenza e invece diviene smanioso e disposto a pagare un ricco compenso pur di affidarsi a questa affascinante maestra di vita. Insomma non vede l’ora di “saltare a capofitto nell’abisso”.
La Tessaglia è la regione della magia, ma è anche l’unica dove si adora il riso, come augusta venerabile divinità, un nume che sempre accompagna con benigna affezione il suo fedele, né mai permette che sia triste.
Lucio in Tessaglia passa piacevoli notti con Photis, la serva del suo ospite. Ed è proprio Photis a permettergli di vedere la padrona di casa, maga, trasformarsi in uccello. Lucio, eccitato ed euforico, implora Photis di dargli il medicamento consentendo anche a lui la metamorfosi. La ragazza prima rifiuta, poi, per le insistenze del giovane, accetta. Ma sbaglia unguento e Lucio diviene asino. Nulla di grave. Dovrà mangiare le rose per ritornare nella forma umana. Al mattino tutto potrà essere risolto. Ma durante la notte i briganti devastano la casa e portano via anche Lucio – asino.
A questo punto iniziano le avventure. Lucio – asino sperimenta la cattiveria, la viltà, gli inganni, tutte le pieghe dell’animo umano. Distanziandosi e allontanandosi dall’umano conosce l’uomo. Sempre in pericolo di morte, costretto a conoscere le ribalderie e i tradimenti, gli inganni che si vanno preparando, da asino penetra nel cuore dell’uomo. Ha solo rari momenti di gioia quando riesce a smascherare qualche spudorato e vergognoso inganno. Attraverso la sofferenza, però, acquista coscienza e consapevolezza.
Dopo tanti pericoli, salvataggi in estremis dalla tortura, dalla castrazione, dalla morte, raggiunge benessere e tranquillità. La sua “novità” lo porta a essere cercato e accolto nelle case più ricche, dove vi è curiosità per un asino che ama la vita e i piaceri degli uomini. Ma gli eccessi sono senza limiti e quando gli viene chiesto un accoppiamento pubblico con una donna malvagia e volgare, avverte una nausea profonda e trova la forza necessaria per fuggire. Lucio – asino rifiuta l’infimo grado della bestialità umana e scappa senza una meta. Cade poi sfinito sulla riva del mare, dove lo coglie il sonno, che per gli antichi non era uno stato di quiete, ma un viaggio, nel quale l’uomo, nudo, solo, inerme, si avventura ogni sera in un oceano dove gli vengono incontro i morti e i mostri della mente. Si sveglia e di fronte al silenzio e all’infinito del cielo e di una notte stellata, sente la sua straziante solitudine. “O regina del cielo, sii tu Venere, Cerere, Diana, Proserpina… con qualsiasi nome, con qualsiasi rito, sotto qualsiasi aspetto sia lecito invocarti, concedimi finalmente la tua assistenza nell’ora dell’estrema rovina, rinsalda la mia afflitta fortuna e dopo tante disgrazie che ho sofferto, dammi tregua e riposo. Basta con le fatiche, basta con i pericoli. Cancella l’orrido aspetto del quadrupede, rendimi agli occhi dei miei, rendi a me quel Lucio che io ero. E se un dio, mi perseguita con implacabile crudeltà per un’offesa che gli abbia fatto, mi sia almeno concesso di morire…”
Apuleio è l’autore di questo romanzo Le metamorfosi (conosciuto anche come L’asino d’oro). Africano della Numidia, nacque intorno al 125 d.C. Una figura complessa di scienziato, oratore, filosofo, vissuto nel II secolo, in un periodo felice per l’impero romano, governato da grandi imperatori: Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio. Quegli imperatori filosofi sognati da Seneca, animati da profonde convinzioni, dalla ricerca di grazia e cortesia, dall’amore verso la cultura. Un periodo segnato da sincretismo religioso e dalla tolleranza. “Quando gli dei non c’erano più e Cristo non ancora, tra Cicerone e Marco Aurelio, c’è stato un momento unico, in cui è esistito l’uomo, solo” (Flaubert). Un’epoca, quella di Apuleio scettica e negatrice di ogni assoluto e insieme fremente di ansia dell’inconoscibile, legata alla nostra terrestre quotidianità e insieme aperta ad esperienze magiche ed iniziatiche. È la curiosità che spinge Lucio al viaggio e al cammino. Tutte le vite degli uomini, anche quelle che non meritano attenzione, trascorrono nella ricerca delle ragioni dell’esistenza e delle origini, dice l’imperatore Adriano ne Le memorie di Adriano della Yourcenar. “L’incapacità di scoprirle mi fece inclinare a volte verso le interpretazioni magiche, mi indusse a ricercare nei deliri dell’occulto ciò che il senso comune non mi offriva. Quando tutti i calcoli astrusi si dimostravano falsi, quando persino i filosofi non hanno più nulla da dirci, è scusabile volgersi verso il cicaleccio fortuito degli uccelli, o verso il contrappeso remoto degli astri”
La metamorfosi è un luogo letterario amato nel mondo antico. È segno di una mentalità capace di assumere la dinamicità dell’essere umano, sottoposto a continui mutamenti di fortuna e a continue trasformazioni nel fisico e nella psiche. Gli antichi avevano il senso della totalità, di una natura vivente integrale, che poi si suddivideva in molteplici forme minerali, vegetali, animali, umane, nei confronti delle quali provavano stupore e meraviglia. L’uomo tende naturalmente alla fissità e non riesce a vedere e a vivere il mutamento. Prova emozione, quando vede oggetti del passato, i paesaggi mutati, sente come compagna la nostalgia se incontra il vecchio maestro, un amico, una donna amata… Eppure si vedono solo i segni esteriori, quelli fisici sul corpo, poco si avvertono i mutamenti interiori, nostri e degli altri, dei figli che crescono, dei genitori che invecchiano, degli amici.
Lucio attraverso la metamorfosi acquista consapevolezza. Attraverso una profonda sofferenza diventa un altro. Vuole dirci che per andare avanti dobbiamo prima muoverci all’indietro, azzerare idee e convinzioni, “regredire a una condizione di stupidità”. È questa la condizione per ascoltare verità inaccessibili. La conoscenza intima e profonda delle cose è possibile soltanto in una situazione di impoverimento, perdita, di deserto intorno.
Apuleio è testimone di una civiltà di transizione, un’epoca di crisi, l’umanità che descrive è travagliata, ha smarrito il senso dell’esistere e cerca di obliare il vuoto in cui precipita giorno per giorno con feste e banchetti, un’umanità per cui l’apparire conta più dell’essere e che vede nella ricerca di novità, nell’invenzione di nuove vie del piacere, nella magia l’ultima risorsa. È quello che forse accade anche oggi. Ci sono avvenimenti che gridano, ci impauriscono, ci terrorizzano… cambiamenti che non chiedono solo comprensione, ma nuove responsabilità, nuovi comportamenti morali se non vogliamo impantanarci nella palude, nelle sabbie mobili, sentirci accerchiati dai barbari che premono ai confini dell’impero, come pensavano e temevano gli uomini e le donne dell’epoca di Apuleio.
Pare che non sia sufficiente la nostra razionalità e farci individuare le ferite del nostro vivere e le sfide del futuro. La giusta via è da tracciare con rischio e sofferenza, e potrà accadere di attraversare le tempeste del dubbio e dello smarrimento, di vedere impazzire il nostro ago magnetico per poter ritrovare la giusta strada. “Perdere i punti di riferimento abituali e intraprendere un viaggio verso la Tessaglia delle metamorfosi può essere l’unica via per ritrovarsi” (Carotenuto).
I padri della Chiesa hanno ben conosciuto l’opera di Apuleio. Il titolo Metamorphoseon libri conobbe presto la concorrenza di Asinus aureus, come viene indicato da Agostino nel De civitate dei. Dove non si sa bene se “aureus” sta a significare apprezzamento per il testo o il colore fulvo dell’asino o la ricerca della divinità. È certo comunque che il passaggio dalla bestialità all’umanità, dalla perdizione alla salvezza, dal peccato alla redenzione non poteva non interessare il vescovo di Ippona, che nella sua vita conosce mutamenti e conversioni e sempre ha la forza di porre a sé e agli altri un nuovo “initium”. Il peccato in Agostino altro non è che opposizione alla metamorfosi, al rinnovamento, alla forza dell’amore che imprime allo spirito una spinta verticale, mentre il peccato lo spinge verso la caducità. Conversione per Agostino è farsi guidare dall’amore (ama et quod vis fac). Forse ci sembra insufficiente, abituati a concepire l’amore come spontaneità imprevedibile e appassionata. Per Agostino la percezione esterna ovvero la conoscenza razionale e l’introspezione di sé non sono separabili, purtroppo gli uomini, come dirà Pascal, oscillano tra due eccessi: escludere la ragione o ammettere solo la ragione.
L’ordine del mondo è sempre insidiato. La conversione di Lucio e Agostino (aprirsi al mistero, all’incertezza) nasce dalla necessità di sperimentare vie nuove. Esprime la cultura della possibilità, il rifiuto dell’immobilità, la capacità di spostarsi dal centro dove ognuno di noi è assestato e assediato, la metamorfosi è la condizione per affrontare il futuro. Preliminarmente, però, dobbiamo porci la domanda: “Unde malum?” Se non vogliamo che la parola felicità sia vuota e poggiata sulla sabbia. La lotta tra bene e male si svolge nel cuore dell’uomo, nella storia, nella grande scena del mondo, ma si svolge anche nell’immenso teatro dell’universo. E non si può essere autenticamente felici se non si prende coscienza del disordine, dell’infelicità. Ciò che ci interessa di più non è il male metafisico, è il male quotidiano, quello che viene incontro e ci opprime. L’indifferenza degli altri, l’esclusione, il rifiuto
Vi è disordine nel mondo, manca un “ordo amoris” e le vie indicate finora sono sbagliate, perché assolute, non ammettono ritorni, modifiche, mutamenti. C’è movimento intorno a noi (politica, scienza, storia). Ogni assestamento è precario, perché non tocca il fondamento dell’esistenza. Quando tempo ha impiegato l’umanità a superare l’universo tolemaico? E quanto impiegherà per comprendere che niente è a posto e che la conoscenza, la scienza, ed anche la libertà, la democrazia… sono problematiche, aperte, da ripensare sempre?
Lucio – asino potrebbe “crogiolarsi” nella sua metamorfosi; vive bene. È avvolto in una bolla di ricchezza, successo, piacere dei sensi. Può avere amplessi con donne diverse, lui asino ma con sensi umani è divenuto una preziosa attrazione. Eppure a quel punto trova la forza decisiva per ribellarsi.