TRE ESTRANEITÀ IN KAFKA

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0. Se l’opera di Kafka marcia interamente sotto l’insegna della non appartenenza del Sé con il Sé, è perché i suoi grandi romanzi sono rappresentazioni paradigmatiche dell’estraneo. In ognuno di essi è possibile cogliere forme differenti assunte dall’estraneo, cosicché a essere estranea risulta al lettore tutta la sua opera. Da qui il senso di meraviglioso perturbamento che ci afferra quando ci immergiamo nel suo palustre immaginario. Ecco alcune brevissime note, spunti, suggestioni, per leggere Kafka sotto questa lente d’ingrandimento.

1. Prima estraneità: Il Castello. Tutto Il Castello si lascia leggere come l’aspirazione dell’individuo ad appartenere a qualcosa che lo rifiuta e congiura contro la sua stessa esistenza. Lo “sciocchezzaio brodiano” ha spacciato per un assalto al paradiso quella che è la mera esistenza del non accettato. La vita borghese che Kafka rifusa nei suoi personaggi, anche nella forma della mera aspirazione destinata al fallimento, è aspirazione a non essere estranei, a coincidere fin negli aspetti più infimi della propria esistenza all’ambiente sociale. L’affannato tentativo dell’agrimensore di sposare una misera serva e diventare così membro della comunità del villaggio è, in fondo, consustanziale all’adempimento alla chiamata a svolgere il proprio mestiere. La vita dell’agrimensore potrebbe proseguire, essere vita contenta, per diverse vie. Auto-sabotandosi in continuazione, l’agrimensore fallisce nel suo scopo. Inoltre, egli rifiuta la propria estraneità così come viene rifiutato dalla comunità. Doppio rifiuto, dunque, quello che segna la vita di K.: egli è rifiutato dagli altri e, soprattutto, da sé stesso, perché rifiuta la sua condizione.

2. Seconda estraneità: Il Processo. La vita del procuratore Joseph K. è incamminata sulla strada del disastro nel momento in cui egli capisce di essere estraneo rispetto alle Leggi che la governano. Joseph pensa di conoscere la Legge, e invece è da questa braccato senza riuscire a comprendere il perché. L’estraneità qui viene rappresentata nella forma peculiare dell’ignoranza, che in guisa differente impegnava anche il protagonista de Il castello. Ma se l’agrimensore è estraneo nel senso che, non conoscendo la vita del villaggio, scambia modi con leggi, Joseph è estraneo rispetto alla sua stessa terra. È il non sapere che lo rende estraneo fino al colpo decisivo, sferrato da due miserabili che hanno l’aspetto di attori di teatro di provincia. In questa estraneità, l’individuo è estraneo rispetto alla società che già da sempre lo accoglie solo per poterlo rifiutare in qualunque istante, senza darsi l’affanno di offrire spiegazioni.

3. Terza estraneità: La metamorfosi. Lungo racconto, breve romanzo: qui l’estraneità raggiunge il suo apice perché è tutta interna al protagonista. Se le altre forme dell’estraneo si misuravano rispetto all’altro (la comunità straniera, la società civile), qui si esibisce un’estraneità del tutto peculiare. Gregor è estraneo rispetto a sé stesso. Questa estraneità è tale da coinvolgere ogni fibra del suo corpo, trasformarlo da essere umano a ripugnante insetto. La trasformazione non va intesa metaforicamente, ma ontologicamente. L’estraneità è tale, in La metamorfosi, da coinvolgere la carne di Gregor. Il quale scopre la sua estraneità solo nel momento in cui si risveglia scoprendosi abitatore di un corpo che è il suo ma che allo stesso tempo non riesce a riconoscere in quanto tale. L’estraneità qui coincide con il rifiuto, solo apparentemente dissimulato dall’assenza di meraviglia, di Gregor per la sua nuova condizione. Gregor muore proprio perché rifiuta di vivere come un insetto, affannandosi nel fallimentare tentativo di proseguire la sua esistenza borghese nonostante il disgusto del corpo. Estraneità del Sé con il Sé, rifiuto della nuova condizione di vita che si riverbera nel violento rifiuto dello spazio domestico (la sorella che lo spera morto, il padre che lo picchia a più non posso, la madre che non regge lo sguardo del figlio degradato), questi i temi fondati il racconto.

4. Kafka pensa l’estraneità radicalmente perché ne mette in scena l’ampia fenomenologia. Si tratterebbe di leggere, ben oltre queste povere note e questi scarni appunti, tutta la sua opera sotto questa lente d’ingrandimento. Ma questo compito eccede, quantomeno al momento, le nostre energie. Lo lasciamo dunque in affido, ma non è detto che prima o poi non torneremo a riprendercelo.

 

Clorindo Kafka” by Celeste is licensed under CC BY-NC 2.0.

 

 

 

 

 

 

 

ENDOXA - BIMESTRALE FILOSOFIA LETTERATURA

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