HOEULLEBECQ, RAËL E LA PROMESSA DELLA CLONAZIONE UMANA

MV5BZGMwOWU1YzItYzI3My00MWYxLWJkYWMtMmQ1ZGYwZDE0ZmJjXkEyXkFqcGdeQXVyNDg0NjMwNDY@._V1_MAURIZIO BALISTRERI

Nei romanzi di Houellebecq  la clonazione umana è un tema ricorrente che serve a mettere in guardia dalle conseguenze di un liberalismo sessuale che estende il dominio della lotta fino all’ambito della vita. “Il liberalismo economico – afferma Houellebecq  – è l’estensione dell’ambito della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Allo stesso modo, il liberalismo sessuale è l’estensione dell’ambito della lotta, la sua estensione a tutte le età della vita e a tutte le classi della società. Sul piano economico, Raphaël Tisserand appartiene alla schiera dei vincitori; sul piano sessuale, a quello dei vinti. Alcuni vincono su entrambi i fronti; altri perdono su entrambi i fronti”. In “Les particules élémentaires” (1998) la possibilità di avere un figlio per clonazione è uno dei motivi centrali, insieme ad altri argomenti che riguardano la biologia molecolare e la tecnologia genetica. “La possibilité d’une île” (2005) è invece un romanzo distopico che esplora il futuro della specie umana attraverso il ricorso alla clonazione e alla tecnologia, proponendo una riflessione provocatoria e complessa sulle loro implicazioni per la società contemporanea e per il futuro dell’umanità. In “La possibilité d’une île”, il protagonista Daniel1, un comico, diventa un seguace della Chiesa Raeliana dopo aver raggiunto un punto di disillusione con la vita e la società. La narrazione esplora le sue esperienze e le sue riflessioni sul significato della vita e sulle sorti dell’umanità, offrendo un commento satirico e critico della ricerca di senso e spiritualità nell’era moderna. La Chiesa Raeliana è un movimento religioso, il cui fondatore, Claude Vorilhon, rinominatosi Raël, afferma l’esistenza di una civiltà extraterrestre tecnologicamente avanzata chiamata “Elohim” (il cui nome – sostiene Raël – sarebbe stato erroneamente tradotto in quello di Dio). Secondo Raël, del resto, sarebbero stati proprio gli extraterrestri che attraverso interventi di clonazione ed ingegneria genetica avrebbero creato la vita, umana, animale e vegetale sul nostro pianeta. Lo stesso Raël sarebbe nato con un intervento di inseminazione assistita praticato dagli extraterrestri sul corpo della madre, e proprio per questo sarebbe stato predestinato a ricevere la rivelazione. Il fatto che Houllebeqc colleghi la clonazione alla Chiesa Raeliana non è pertanto un caso. Inoltre, nella Chiesa Raeliana la clonazione non è evocata soltanto nei miti fondativi dell’umanità, ma è anche una promessa, perché con il suo uso domani sarà possibile raggiungere l’immortalità. Del resto, l’individuo può anche morire, ma, secondo Raël, con la clonazione potremo sempre riportarlo in vita, in quanto potremo creare un nuovo embrione con il suo DNA e il gioco è fatto. È da questa fiducia nel potere rigenerativo della clonazione umana che nasce il romanzo di Houellebecq : Daniel 1, infatti, muore (e continua a morire), ma poi ritorna attraverso i suoi cloni ‘seriali’ che attraverso le memorie precedenti possono conservare un ricordo fedele del proprio passato. Raël, invece, pensava che all’immortalità si potrebbe arrivare attraverso soluzioni più tecnologiche, ad esempio impiantando il nostro cervello in una copia adulta di noi, prodotta per clonazione.

La storia della Chiesa Raeliana è profondamente connessa agli sviluppi della clonazione umana. Dopo la clonazione di Dolly, la Chiesa Raeliana aveva aperto una società alle Bahamas con l’obiettivo di offrire a chiunque, al costo di 200.000 dollari, la possibilità di avere un figlio per clonazione. Oltre a Clonaid, la società offriva anche un altro servizio, chiamato Insuraclone, di conservazione delle cellule, pensato per coloro che desideravano concepire un figlio per clonazione o che temevano la perdita di una persona cara e desiderano conservare i suoi tessuti per eventuali applicazioni. Inoltre, la Chiesa Raeliana aveva anche pianificato di offrire un altro servizio chiamato Clonapet, rivolto a coloro che possedevano un animale domestico e desideravano una sua copia genetica. A sovraintendere gli aspetti scientifico di queste operazioni fu chiamata Brigitte Boisselier, una cittadina francese con dottorato in Francia e poi in chimica bio-molecolare all’Università di Houston.

All’epoca di Clonaid, comunque, i raeliani non erano i soli a pensare alla clonazione umana. Nello stesso periodo, anche Richard G. Seed, un veterinario americano noto nell’ambito della procreazione assistita, fece sapere che intendeva offrire i suoi servizi alle persone che volevano clonarsi. Seed rese noto che avrebbe condotto i primi tentativi di clonazione con la collaborazione di quattro o cinque coppie e che contava di portare a termine il primo intervento entro al massimo due anni. Riguardo al costo dell’intervento, Seed affermava che le prime clonazioni umane sarebbe state gratuite, in quanto servivano a perfezionare la tecnica. Tuttavia, dopo la nascita dei primi 100 bambini, l’intervento sarebbe stato a pagamento ma le coppie avrebbero dovuto pagare solo 10.000 dollari.

Ad ogni modo, è la Chiesa Raeliana ad annunciare il 27 dicembre 2002 la nascita del primo bambino clonato: la bambina venne chiamata Eva e, affermerà Brigitte Boisselier, sarebbe nata in Israele. In questo modo, Raël riuscì a battere sul tempo il ginecologo italiano Severino Antinori, che proprio il mese prima (26 novembre 2002) aveva annunciato la nascita imminente del primo bambino clonato. La gravidanza, affermava Antinori, era alla 33esima settimana e procedeva senza alcuna complicazione. Altre due gravidanze erano ad uno stato avanzato, alla 26esima e alla 27esima settimana. In un intervista del marzo 2009, Antinori dirà che i bambini (due maschietti e una femminuccia) clonati avevano nove anni, vivevano in Paesi dell’est europeo e godevano di ottima salute. Tuttavia, nella storia degli annunci della nascita di bambini clonati esiste un precedente importante. Nel marzo 1978, mentre si attendeva la nascita di Louise Brown, il libro di David Rorvik, In His Image: The Cloning of a Man, occupò per diverse settimane le prime pagine dei giornali americani. Rorvik, celebre pubblicista scientifico, rivelò di aver aiutato alcun anni prima un miliardario a trovare lo scienziato disposto a compiere l’intervento, di aver contribuito a costruire il laboratorio in un luogo al di fuori degli USA e di aver assistito così alla nascita del primo bambino clonato. Anche in questo caso, la storia viene presentata come una vicenda realmente accaduta e la fattibilità della clonazione umana riproduttiva viene sostenuta nel libro da una ricca bibliografia (a cui Rorvik fa spesso riferimento per discutere le più importanti ragioni pro e contro questo tipo di intervento). Alla fine, però, la comunità scientifica esclude che la storia sia degna di qualche credibilità. La stessa reazione che si avrà poi all’annuncio da parte della Boisselier della nascita di Eva: all’inizio un grande clamore, ma poi la convinzione che la notizia manchi di qualsiasi attendibilità.

A distanza di oltre vent’anni dall’annuncio della nascita di Eva e dei bambini clonati di Antinori, la tentazione di liquidare queste notizie come mere curiosità o aneddoti potrebbe essere forte. Tuttavia, è importante riconoscere che questi annunci non sono solo eventi isolati, ma fanno parte integrante della storia più ampia che riguarda le tecniche di riproduzione assistita. Essi rappresentano veri e propri momenti di passaggio nel progresso scientifico e tecnologico, offrendoci l’opportunità di esplorare e comprendere in anticipo i nuovi scenari riproduttivi che piano piano si aprono. Del resto, non sarebbe la prima volta che un nuovo risultato (o scenario) tecnologico venga anticipato da notizie che all’inizio suscitano grandissimo clamore ma poi risultano infondate o poco credibili. Ad esempio, quattro anni prima della nascita di Louise Brown (25 luglio 1978), la prima bambina concepita in vitro, Douglas C.A. Bevis, professore di ginecologia dell’Università di Leeds, annunciò il successo degli interventi di riproduzione assistita all’incontro della British Medical Association. Intervistato dai giornalisti sulla riproduzione assistita, Bevis rispose che era stato soltanto fortunato, senza fornire ulteriori dettagli riguardo alle persone coinvolte o alla loro nazionalità. Tuttavia, più tardi il professore inglese precisò che uno dei bambini viveva in Inghilterra e due nel continente europeo, e che avevano un’età compresa tra uno e un anno e mezzo e inoltre aggiunse di aver eseguito personalmente tali interventi durante il suo tempo all’Università di Sheffield. Anche se, poi, la possibilità di usare le tecniche di genome editing a livello clinico è ancora lontana, He Jiakui ha già annunciato nel novembre 2018 al mondo  la nascita di due bambine – Lulu e Nana – con DNA nucleare modificato (He avrebbe disabilitato un gene – CCR5 – che si suppone abbia un ruolo chiave nel consentire al virus per l’immunodeficienza umana – HIV – di infettare le cellule). L’annuncio di Jiakui ha suscitato immediate reazioni da parte della comunità scientifica, che ha condannato l’intervento, giudicandolo prematuro oltre che contrario ai principi di base dell’etica medica. Comunque, la comunità scientifica dubita che l’intervento sia stato veramente realizzato, in quanto il ricercatore non è stato capace comunque di presentare una documentazione sufficiente esaustiva. Tuttavia, sono anche queste narrazioni che contribuiscono a plasmare la nostra comprensione delle nuove tecniche riproduttive incoraggiandoci e riflettere sulle loro implicazioni morali, sociali e politiche oltre che sui parametri di sicurezza ed affidabilità che è doveroso raggiungere  prima di considerare la possibilità di passare dalla fase di sperimentazione ad un uso clinico. Inoltre, anche se completamente inventate o comunque mancanti di qualsiasi evidenza scientifica, queste storie ci aiutano a familiarizzare con scenari che cambiano radicalmente la nostra percezione delle nascita e che anche per questo, almeno all’inizio, suscitano disorientamento e preoccupazione.

Nel caso della clonazione umana, poi, la capacità di queste narrazioni di intercettare le potenzialità nascoste di questa tecnologia, andando oltre ogni possibile immaginazione, sembrano evidenti. Quando Houellebecq  scriveva “Le particelle elementari” e “La possibilità di un’isola”, gli interventi di clonazione ‘animale’ erano ancora all’inizio e qualcuno ancora dubitava della possibilità di ripetere gli esperimenti che soltanto alcuni anni prima avevano portato alla nascita della pecora Dolly. Oggi i ricercatori non soltanto sono in grado di far nascere per clonazione riproduttiva anche esemplari di macaco rhesus e di farli vivere fino all’età adulta, ma sono anche capaci di produrre embrioni umani trasferendo il DNA nucleare di una cellula somatica di un individuo adulto in un ovocita. Per il momento usare questi embrioni per provare ad avere un figlio sarebbe una cosa irresponsabile, in quanto la clonazione nucleare è una tecnologia riproduttiva ancora molto poco affidabile, ma in prospettiva le cose potrebbe cambiare e i rischi per chi nasce diventare marginali o controllabili. A quel punto scegliere di avere un figlio per clonazione potrebbe essere moralmente accettabile. È vero che anche in questo caso è difficile pensare che la clonazione possa servire a raggiungere l’immortalità, poiché le persone sono evidentemente più del loro patrimonio genetico (DNA). Tuttavia, romanzi come “La possibilità di un’isola”, che mescolano elementi distopici e fantascientifici, possono stimolare la nostra immaginazione e spingerci a considerare le cose diversamente. La riflessione morale non è soltanto ragione, ma è anche immaginazione, fantasia e creatività e pertanto può essere alimentata anche da narrazioni o storie che non hanno alcuna plausibilità.

BIOTECNOLOGIE ENDOXA - BIMESTRALE FILOSOFIA

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